Torino è una città di universitari o una città universitaria?
Un confronto sul futuro di Torino, sulle politiche per attrare i giovani, sui loro bisogni e sulle azioni che l'Università e le istituzioni devono compiere per rendere la città a misura di studente.
Venerdì 12 gennaio nell'Aula Magna della Cavallerizza Reale si è tenuto il terzo incontro ‘Torino città dei
giovani: alta formazione e qualità urbana’ del ciclo di eventi ‘Unito Spazio Pubblico - L'Università per la
città e il territorio’, organizzato dall’Università di Torino, per
promuovere il ruolo pubblico dell’Ateneo nel dibattito politico sulle
prospettive strategiche per lo sviluppo della
città e della regione. Il confronto si è incentrato sul futuro di
Torino, sulle politiche per attrarre i giovani, sui loro bisogni e i loro stili
di vita per l’attivazione di servizi innovativi, e sulle azioni dell’Università,
delle istituzioni e della società civile organizzata per rendere Torino una città a misura di studente.
Con quasi 100mila studenti che frequentano uno dei due atenei cittadini (70mila per UniTo e 30mila per il Politecnico) il capoluogo piemontese è a tutti gli effetti una 'città di universitari'. Quello che non è ancora del tutto chiaro, e che ha spinto a interrogarsi durante l'incontro docenti e sociologi, è se Torino sia anche una 'città universitaria'. La differenza tra le due definizioni non è un esercizio di stile. Con la prima si indica una città che conta tra i suoi residenti tanti giovani iscritti ad un ateneo; con la seconda, un'idea di metropoli costruita intorno alle esigenze degli studenti universitari. A fare la differenza, quindi, ci sono le residenze dove abitare, i servizi pubblici per il trasporto, sportelli informativi, un tessuto culturale ed economico che garantisca ai giovani universitari svago, ma anche un lavoro dopo che avranno conseguito il titolo di studio.
"I giovani sono a tutti gli effetti una minoranza - ha dichiarato ai microfoni di Unitonews Marco Giusta, Assessore alle Politiche Giovanili della Città di Torino - con poca visibilità pubblica e poco accesso ai luoghi dell'informazione. Ascoltare la loro voce e quindi dare la possibilità di esprimersi in maniera organizzata è una sfida importante."
"È responsabilità dei giovani - ha spiegato invece Luigi Botta, Presidente del Consiglio degli Studenti dell'Università di Torino - attivarsi con processi dal basso per ritagliarsi fette di decisionalità. È necessaria però una responsabilità maggiore da parte delle istituzioni di tutti i livelli, sia sul piano urbano sia sul piano universitario. Il compito del mondo della formazione in generale è quello di ascoltare, collaborare e tenere conto delle esigenze dei giovani".
#UniToperTorino