Tocilizumab, il farmaco che aiuta la sopravvivenza dei pazienti affetti da COVID-19
Intervista al Prof. Dario Roccatello, docente del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università di Torino e Direttore del Centro di Immunopatologia e malattie rare dell’ospedale San Giovanni Bosco.
La somministrazione precoce del farmaco Tocilizumab è associata a maggiori possibilità di sopravvivenza nei pazienti affetti da COVID-19. È il risultato di uno studio condotto negli ospedali della Asl Città di Torino - San Giovanni Bosco, Martini, Maria Vittoria e Amedeo di Savoia - dai ricercatori del CMID, il Centro di Immunopatologia e malattie rare dell’ospedale San Giovanni Bosco. Il lavoro, pubblicato su Clinical Experimental Rheumatology, costituisce uno dei primissimi contributi scientifici in letteratura mondiale con un gruppo di pazienti rilevante dal punto di vista numerico.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Dario Roccatello, Corresponding Author dello studio, docente del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università di Torino e Direttore del Centro di Immunopatologia e malattie rare dell’ospedale San Giovanni Bosco.
Prof. Roccatello, che tipo di farmaco è il Tocilizumab? Come mai è impiegato per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19?
Nelle sue forme più gravi l'infezione da COVID19 può innescare una grave risposta infiammatoria da parte dell'ospite che può portare al decesso del paziente. Questa risposta infiammatoria, denominata "tempesta citochinica" può essere contenuta con la somministrazione di Tocilizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato correntemente impiegato nel trattamento dell'Artrite Reumatoide e di alcune severe infiammazioni dei grossi vasi, come l'Arterite di Horton. Il Tocilizumab è un antagonista recettoriale dell'interleuchina 6, un potente mediatore della tempesta citochinica. E alcuni ricercatori cinesi lo hanno impiegato con successo in una ventina pazienti con severa infezione da COVID19.
Come è avvenuto il trattamento?
Dopo che alcuni ricercatori dell'Istituto Pascale di Napoli hanno riproposto in Europa il trattamento con questo farmaco, il Tocilizumab è stato utilizzato dagli operatori dei quattro nosocomi dell'ASL Città di Torino. Infettivologi, intensivisti, rianimatori, internisti, nefrologi, reumatologi, neurologi, farmacisti e patologi clinici hanno condiviso un algoritmo di trattamento dei pazienti con severa infezione COVID19. Punto di partenza dell'algoritmo era il riconoscimento di un'imminente tempesta citochinica con la misurazione dei principali parametri di infiammazione, ad includere l'interleuchina 6, la Proteina C Reattiva, la Ferritina e il D-dimero. Il Tocilizumab è stato somministrato endovena o sottocute a 63 pazienti con compromissione respiratoria nei quali quegli indici di infiammazione erano elevati. I risultati, elaborati da alcuni giovani ricercatori del mio gruppo coordinati da Savino Sciascia, sono stati pubblicati su Clinical Experimental Rheumatology - comparso il 1° Maggio su PubMed - e si riferiscono alle valutazioni effettuate due settimane dopo la somministrazione.
Quali sono i risultati ottenuti da questa sperimentazione?
I principali risultati ottenuti dalla sperimentazione sono i seguenti: sia i parametri clinici che di laboratorio sono significativamente migliorati; il miglior predittore di mortalità è stato il livello di d-dimero all'esordio, uno dei parametri scelti dal gruppo di lavoro per monitorare i pazienti; il Tocilizumab somministrato endovena o sottocute è stato parimenti efficace ed il suo effetto indipendente dall'antivirale impiegato; la somministrazione precoce di Tocilizumab (appena presenti i segni di infiammazione evocativi di un'imminente tempesta citochinica) è associata a maggiori possibilità di sopravvivenza.
In conclusione nei pazienti adulti ospedalizzati con severa infezione da Covid-19 il Tocilizumab si è rivelato opzione terapeutica ben tollerata e nella maggior parte dei casi efficace sia sotto il profilo dei parametri respiratori che bioumorali.
Secondo la sua personale opinione si riuscirà ad ottenere prima il vaccino o un farmaco antivirale efficace?
La disponibilità di un vaccino o di una terapia antivirale specifica rispondono a due necessità diverse ancorché di comparabile importanza. Una terapia antivirale di provata efficacia migliorerebbe il decorso clinico dei soggetti che hanno già contratto l'infezione, prevenendo le manifestazioni più severe della malattia. La tecnologia farmaceutica si è già mostrata in grado di sviluppare farmaci molto efficaci contro virus a RNA.
Il vaccino ha l’intrinseco potenziale di eradicare la malattia a favore di questa e delle generazioni future. Tuttavia non esistono vaccini contro alcun tipo di coronavirus, una tipologia virale conosciuta da quasi 60 anni, né si è riusciti a sviluppare negli ultimi 15 anni vaccini contro altre infezioni devastanti da coronavirus quali la SARS e la MERS. Lo sviluppo di un vaccino efficace non sarà probabilmente immediato, ma lo sforzo che oggi si sta facendo è oggettivamente senza precedenti.
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