Test e tamponi, un laboratorio di Virologia in prima linea contro il Coronavirus
La Prof.ssa Rossana Cavallo ci spiega come lavora il Laboratorio di Microbiologia e Virologia della Città della Salute che dirige
Su cosa e come lavora un grande laboratorio di virologia, quali sono le differenze tra tamponi e test sierologici e quali sono i passi da compiere per la cosiddetta Fase 2. Lo abbiamo chiesto alla Prof.ssa Rossana Cavallo, docente di microbiologia e microbiologia clinica all'Università di Torino, che dirige il Laboratorio di Microbiologia e Virologia della Città della Salute e della Scienza.
LA DIAGNOSI CLINICA. "Il Laboratorio che dirigo – spiega la docente di UniTo – fa la diagnosi clinica di infezione da Coronavirus e svolge indagini microbiologiche per tutta la Città della Salute e della Scienza di Torino. Ovviamente, in questo momento, siamo in prima linea per le diagnosi di infezione da Sars CoV2. Abbiamo iniziato da subito con i test molecolari, con la ricerca dell’Rna virale sui tamponi nasofaringei che è il gold standard per la diagnosi. Se un soggetto presenta il virus a livello delle secrezioni respiratorie, vuol dire che ha una infezione in atto. Il Laboratorio raccoglie i campioni e collabora, inoltre, con tutti i clinici, perché questo è un virus nuovo: sono soltanto due mesi che lo conosciamo in Italia e che abbiamo cominciato a fare diagnosi. Essendo un virus nuovo c’è una collaborazione continua tra il laboratorio e i clinici che vedono i pazienti e i quadri clinici che questo virus comporta. È una collaborazione scientifica".
ATTORI IN PRIMA LINEA. Un laboratorio di diagnostica non è solo un osservatorio privilegiato sull'emergenza sanitaria in corso. "Siamo in prima linea, siamo stati – precisa la Prof.ssa Cavallo – tra i primi attori in Piemonte, perché all'inizio dell’emergenza vi erano soltanto due laboratori in tutta regione che facevano questa diagnosi: l’Amedeo di Savoia e noi. All'inizio il test veniva realizzato con metodiche homemade, ovvero fatte in case. Quando è stata resa nota dall'Oms, il 15 gennaio, la sequenza del virus appena identificata, in tutti i laboratori di virologia si è potuto mettere a punto un test per la diagnosi molecolare per la ricerca del Rna virale. Successivamente, con l'utilizzo di kit commerciali, abbiamo cominciato a fare i tamponi per tutti i pazienti che avevano il sospetto di infezione da Coronavirus. A tutt'oggi abbiamo testato almeno 15 mila tamponi".
DIFFERENZE TRA TAMPONI E TEST SIEROLOGICI. A cosa servono e quali differenze ci sono tra tamponi e test sierologici? "Col tampone - sottolinea - si va a ricercare la presenza del virus direttamente sulle secrezioni respiratorie del paziente, si parla di diagnosi diretta, si mette direttamente in evidenza la presenza del virus. I test sierologici consentono, invece, di fare una diagnosi indiretta, se un soggetto viene infettato dal virus, il suo sistema immunitario risponde a questo virus producendo degli anticorpi precisi. Sono quelli che consentono l’identificazione delle IgG/IgM verso il Coronavirus. Quindi, dapprima si fa la ricerca dell’Rna e in un secondo tempo si cercano gli anticorpi. Il test sierologico sarà particolarmente utile per identificare tutti i soggetti che sono stati in contatto con il virus, che hanno avuto un’infezione a volte anche asintomatica. È un modo per vedere quanti soggetti sono stati infettati dal virus e così la diffusione del virus nella popolazione".
UN VIRUS STABILE. Nella conoscenza e diagnosi del nuovo virus emerge un aspetto positivo. "Il virus non sta mutando, è un virus stabile. Meno male, perché per i virus che mutano molto facilmente, come per esempio HIV e HCV, è difficilissimo mettere a punto i vaccini perché sono ipervariabili. Questo non è quel caso, il virus per ora è un virus stabile. In generale i tempi reali per i vaccini sono lunghi, richiedono un anno e mezzo o due, perché c’è tutta la sperimentazione in vitro, preclinica e clinica. Al mondo sono tanti i gruppi di ricerca che stanno cercando di allestire un vaccino per il Coronavirus, quindi in questo caso i tempi saranno più brevi. Comunque, ce ne vorrà ancora".
COME AFFRONTARE LA FASE 2. Si parla molto di Fase 2, come ci si deve avviare a questa e come si dovrà affrontarla soprattutto agli inizi? "All'inizio - conclude la Prof.ssa Cavallo - l’unica cosa che possiamo fare è prendere precauzioni: distanze di sicurezza, mettere la mascherina... Perché ovviamente non è possibile sapere chi è infettato oppure no e, dunque, dobbiamo prendere precauzioni a prescindere. Bisogna, però, piano piano tornare a fare una vita normale, è un imperativo anche economico e sociale. Ma all'inizio di questa Fase 2 dovremmo tutti seguire quelle norme di sicurezza che già seguiamo: senza assembramenti, uscire con la mascherina e i guanti e lavare spesso le mani".
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