In questo tempo sospeso è importante coltivare le relazioni
Intervista con Rita Ardito, psicologa e professore associato di psicologia clinica del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino
Siamo nel pieno della cosiddetta “seconda ondata”, sono molte le differenze con la scorsa primavera, quando nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo. Sono settimane intense da un punto di vista emotivo, tra la paura dei contagi, l’ansia che può provocare l’idea dell’isolamento, la rabbia di coloro che negano l’emergenza.
Come si possono gestire queste emozioni? E ancora: questa emergenza avrà delle ripercussioni sulla salute psichica delle persone? Ne abbiamo parlato con Rita Ardito, psicologa e psicoterapeuta, professore associato di Psicologia clinica del Dipartimento di Neuroscienze di UniTo e presidente della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.
Professoressa, quali sono le emozioni che si mettono in campo e come si possono gestire?
Penso che dipenda dal funzionamento del singolo, certo possono esserci emozioni ricorrenti. Possiamo pensare ad esempio alla paura, alla tristezza, alla rabbia, ci può essere ansia. Siamo abituati a pensare che queste emozioni siano negative, che non sia bene provarle. Ma le emozioni hanno un’importantissima valenza funzionale per gli esseri umani: le emozioni ci informano e ci fanno avvicinare a ciò che può essere appetibile per noi oppure ci allontanano, ci tengono distanti da ciò che può essere dannoso e dunque vale proprio la pena poterle riconoscere, legittimare, ascoltare. In questo senso, mi piace proprio parlare di gestione delle emozioni, che è il termine corretto secondo me.
Il riconoscimento e la condivisione di queste possono senz’altro aiutare, in fondo siamo tutti nella stessa situazione, la pandemia ci ha fatto affacciare a un mondo in cui tutti, ciascuno con le proprie peculiarità, stiamo vivendo la stessa esperienza estrema. Questo è senz’altro terribile - un “incubo”, molto spesso ci si trova a sentire termini di questo tipo - ma è anche una possibile chiave verso la porta di uscita dal punto di vista psicologico: “so che non sono solo nella mia sofferenza”, questo è importante.
Ci sono dei suggerimenti pratici che si sente di dare per affrontare questa difficile situazione?
Sicuramente rispetto al suggerire aprirei una riflessione sull’importanza delle relazioni. È un argomento particolare perché sembra quasi paradossale in questo momento ma le relazioni sono fondamentali. La teoria dell’attaccamento e tutte le ricerche che ad essa sono legate ci insegnano come l’altro sia sempre fondamentale. È fondamentale nello strutturarsi della nostra personalità ed è fondamentale ancor di più quando ci sentiamo vulnerabili e questo è un momento di estrema vulnerabilità. Se stiamo male fisicamente, se ci sentiamo giù psicologicamente, l’Altro Significativo rappresenta un’ottima risorsa per poterci “salvare”. L’Altro Significativo è una persona importante, una relazione importante, un genitore, un amico speciale.
Dicevo che è paradossale perché in questo momento l’altro è da evitare, da distanziare, da temere quasi. Ma attenzione, l’altro di fatto ce lo possiamo rappresentare, possiamo utilizzare la sua vicinanza e protezione anche nella distanza fisica. Infatti, dal mio punto di vista penso sia fondamentale cambiare espressione, non parlare di distanziamento sociale bensì di distanziamento fisico. La dimensione sociale la dobbiamo tenere a mani strette, è una cosa carissima, dobbiamo irrobustirla in questo momento più che mai. E in questo senso, in effetti, i nuovi mezzi che abbiamo a disposizione e che abbiamo imparato a mettere al nostro servizio così bene in questi mesi possono senz’altro aiutare. Poi certo, l’abbraccio è insostituibile, l’altro con il suo abbraccio caldo e affettuoso è qualcosa di insostituibile ma la presenza emotiva, l’esserci per l’altro, sono il motore di benessere. Un qualcosa a cui dobbiamo continuare a tendere, in questo tempo sospeso, con le relazioni, anche quando queste siamo costrette a tenerle a distanza fisica.
Come spiega la negazione dell’emergenza da parte di alcune persone?
Sicuramente ci vorrebbero forse altre dieci interviste per questo tema. Io vedo tre fattori legati a questo fenomeno, tra di loro non necessariamente slegati, che possono centrare. Rispetto al primo penso che si possa parlare di una sorta di evitamento da parte delle persone: se nego il fenomeno, per me di fatto quel problema non esiste. Una sorta di pensiero magico che guida e fa evitare la fatica di riconoscere il problema stesso e farcene carico, ce la “raccontiamo” insomma, anche di fronte alle evidenze più drammatiche, anche di fronte a numeri che mettono in ginocchio un pianeta intero. Questa non è una novità, gli esseri umani in situazioni di estrema difficoltà possono, anche di fronte all’evidenza, attuare meccanismi di questo tipo purtroppo.
Poi certo non possiamo non nominare anche l’incapacità di attingere informazioni autorevoli e accreditate, sentiamo parlare adesso di infodemia, queste informazioni in eccesso, spesso non accurate, non vagliate dal punto di vista scientifico.
E poi c’è la malafede, che può sfruttare anche entrambi gli altri fenomeni che ho citato. Argomento molto interessante e complesso sicuramente da guardare con attenzione.
Una conseguenza di questa emergenza è una diffidenza diffusa verso la vicinanza e il contatto con le altre persone, anche i propri familiari. Si potrà superare o sarà una cosa che ci porteremo dietro?
Mi viene da dire che avrà delle conseguenze, potrebbe avere delle conseguenze, ma allo stesso tempo potremo superarla. Non tutti e non sempre ma senz’altro i margini ci sono. Ci sono i margini delle differenze individuali che ci portano, proprio come dicevo prima, a poter contare sulle nostre buone relazioni, sulla condivisione, sulla cooperazione. Cooperazione che in qualche modo siamo proprio chiamati a mettere in campo, che è un sistema biologico innato e sofisticato che permette di conseguire importanti risultati come quello di sopravvivere psicologicamente a una pandemia.
Gli esseri umani hanno tutti gli strumenti per superare la diffidenza, ci sono differenze individuali. Chi di suo già prima poteva avere una diffidenza maggiore nei confronti dell’altro, potrà continuare magari a essere diffidente, anche esacerbando certi tratti in questo senso. Chi già nell’altro vedeva una possibilità, una risorsa, probabilmente avrà più chance di tornare alle sue relazioni affettive con una tranquillità, una serenità, che di fatto adesso è un po’ compromessa.
Questa pandemia avrà delle ripercussioni sulla salute psichica delle persone?
Queste ripercussioni sulla salute psichica delle persone la stiamo già osservando e bisogna fare molta attenzione. Mi piace molto questa sua domanda, questo è un aspetto delicato, fondamentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come uno stato di totale benessere fisico ma anche mentale e sociale, non semplicemente l’assenza di malattia e questo è molto importante. Ci dobbiamo adoperare perché la salute mentale delle persone sia preservata quanto più possibile, sempre e in questo momento di grande, di estrema vulnerabilità, più che mai. Di fatto un’ampia letteratura scientifica sta già dimostrando che la sofferenza mentale è in aumento, sia in chi già prima della pandemia era in difficoltà sia in chi, a seguito di questa situazione, sta iniziando a manifestare forme di disagio, penso appunto ad ansia, depressione. Su questo ci vuole un’attenzione del legislatore, questo aspetto è fondamentale.
Noi in questo periodo abbiamo fatto una cosa molto importante da questo punto di vista: il Ministero della Salute ha intrapreso azioni per contrastare gli effetti della pandemia sul benessere mentale. Durante il lockdown di marzo e aprile, ad esempio, fino alla fine di giugno è stato attivo un Numero Verde gratuito di sostegno psicologico. All’organizzazione di questo Numero Verde hanno contribuito alcune società scientifiche di area sia psicologica sia psicoterapeutica riconosciute dal Ministero, compresa quella che ho l’onore di presiedere, che è la Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, ed è stata un’esperienza importantissima alla quale hanno potuto chiedere aiuto oltre 50.000 cittadini in forma gratuita, con colloqui che andavano fino ad un numero di cinque incontri ovviamente a distanza. Si è trattato di un’esperienza di solidarietà sociale in un momento tragico per il nostro paese e si è trattato anche di una cartina tornasole importante rispetto al fenomeno e proprio per questo mi sento di dire che è importante che si strutturino iniziative di lunga prospettiva come, ad esempio, l’assunzione di psicologi e psicoterapeuti nel Servizio Sanitario Nazionale. È un passaggio fondamentale se non vogliamo che la pandemia insieme ai danni economici e sociali lasci una profonda cicatrice anche sulla salute mentale delle persone. Possiamo affrontare e superare i rischi sulla salute psichica delle persone, ma come sempre ci vogliono risorse.
#unitohomecommunity