Puntare sul turismo di prossimità per salvare la stagione estiva: lo studio UniTo pensato per i comuni montani
Intervista a Paolo Biancone, docente di economia aziendale al Dipartimento di Management dell’Università di Torino
Le incognite della Fase 2 sono molte e, tra i settori che più di tutti risentiranno di questo clima di incertezza c’è l’intero comparto turistico italiano. Per capire meglio quali saranno le insidie e le opportunità dei prossimi mesi, abbiamo intervistato Paolo Biancone, docente di economia aziendale dell’Università di Torino che, insieme ai colleghi del Dipartimento di Management, ha lanciato il Covidless Approach & Trust, lo strumento di analisi e sviluppo del turismo pensato per i Comuni montani.
Che impatto ha avuto il Covid-19 sulle aziende impegnate nel settore turistico?
Purtroppo il turismo rappresenta uno dei settori colpiti in pieno dalla crisi. Il turismo si basa sulla fiducia e, in questo momento, tutto ciò che non genera fiducia viene messo in pausa. È un po’ quello che è accaduto con gli attentati terroristici commessi con aerei di linea: subito dopo, nessuno voleva più mettere piede su un aereo. Oggi, la mancanza di fiducia la riscontriamo in molti aspetti. Intanto non sappiamo cosa sarà consentito fare nei prossimi mesi, periodo in cui il turismo è più significativo. Inoltre, abbiamo una mobilità limitata già all’interno dei confini nazionali, figuriamoci all’estero. Quindi c’è un primo problema, legato alle imprese che si trovano nel nostro paese, come alberghi e tour operator, che gestiscono turismo incoming, a cui sia aggiunge il problema delle aziende che gestiscono il turismo autogoing, cioè coloro che vendono prodotti fuori dall’Italia. In questo periodo sto sentendo alcuni operatori che mi dicono: “guarda, il nostro fatturato ad aprile è stato zero, non ho venduto nulla”.
Quali prospettive si intravedono nei prossimi mesi?
Intanto ci sarà molto più turismo di prossimità. Quindi, pensando al turismo incoming, tutti quelli che andavano in vacanza all’estero ora resteranno in Italia. Questo porterà più turisti in location che ultimamente erano state un po’ bistrattate. Facendo un esempio che riguarda il Piemonte, nei periodi estivi o invernali la gente tende ad andare lontano, quindi la seconda casa in montagna resta inutilizzata. Il concetto è: “Lì non è vacanza, cosa vado a fare una settimana nella casa in montagna quando posso andarci durante il fine settimana?”. Quindi avremo un fenomeno che andrà a ripopolare le seconde case, anche quelle che non erano considerate come luogo di destinazione naturale del turismo. Per cui, se da un lato c’è una crisi generalizzata del settore, dall’altra parte ci saranno molti più turisti vicino che lontano.
Quindi sarà un’occasione per creare un altro tipo di turismo?
Assolutamente. Il tema non è difendersi dal Covid, ma reinventarsi con il Covid. Pensare a come rivalutare determinate realtà. Se noi andiamo nelle Valli Piemontesi troviamo dei posti che non hanno nulla da invidiare a mete molto più lontane e blasonate. Però le nostre Valli sono troppo vicine e, per questo, considerate meno di tendenza. Il tema è riscoprire un territorio a noi vicino e popolarlo di gente, ma soprattutto di contenuti interessanti. I contenuti sono molto importanti, perché vanno a ribaltare la logica di chi dice “tanto posso andarci quando voglio”, e invece non ci vanno mai. Pensiamo alla Val di Susa, che rappresenta un’attrazione turistica importante: nessuno vende un pacchetto organizzato che consenta di sorvolare la valle con l’aereo, cose che invece è disponibile per altre località. Il concetto dell’experience, dell’esperienza, è molto noto all’estero, mentre in Italia non siamo ancora all’altezza. Forse perché non ne abbiamo mai avuto la necessità, a differenza di altri paesi che, avendo molto meno di noi, hanno dovuto condire i propri siti turistici con contenuti aggiuntivi.
Insieme ad Andrea Martra, Piercarlo Rossi e Silvana Secinaro, docenti del Dipartimento di management, siete molto attivi nello sviluppo di progetti a sostegno del turismo di prossimità. Recentemente avete lanciato il Covidless Approach & Trust, lo strumento di analisi e sviluppo pensato per i Comuni montani
È iniziato tutto con la candidatura al progetto dedicato alla Valorizzazione delle Valli Olimpiche Piemontesi. Dopodiché abbiamo mantenuto un tavolo di lavoro con i sindaci della Via Lattea e, in parallelo, grazie a un progetto finanziato dalla Camera di Commercio di Torino, siamo andati avanti con l’obiettivo di trasformare un’economia di seconde case in un’industria di montagna. Bisogna ragionare su come trasformare i letti freddi in letti caldi. Per letto freddo si intende la seconda casa che magari è in disuso, dove si va per trascorrere al massimo il fine settimana, perché mancano le tecnologie e i confort necessari per passarci più tempo. Se ribaltiamo questa logica, rendendo l’abitazione vivibile per un lungo periodo di tempo, la casa continua ad essere a disposizione del proprietario tutto l’anno, ma magari la si affitta ai turisti per sei settimane. Durante questo periodo non solo si rientra delle spese, ma l’intera la comunità dove si trova l’abitazione ne trae beneficio, perché i turisti in affitto consumano e fanno acquisti. Poi però è arrivato il lockdown nel mese di marzo…
Come ha influito l’emergenza Coronavirus su questo progetto?
All’interno del nostro piano strategico abbiamo dovuto inserire un tema cogente come la l’emergenza Coronavirus. I DPCM dicono cosa puoi e cosa non puoi fare, ma nessuno si occupa di fruibilità turistica all’interno del territorio. Le misure riguardano, nello specifico, i ristoranti, i negozi, i campi da tennis, ma le municipalità hanno bisogno di un supporto turistico di ampio respiro. Con lo strumento Covidless Approach & Trust abbiamo fatto una sorta di valutazione, un rating della fruibilità turistica, e, con questa logica, forniamo un sistema di accompagnamento per il miglioramento continuo. Non è una pagella, dove se prendi 5 sei insufficiente e vieni bocciato, ma è un indicatore che evidenzia quali sono le aree di miglioramento nelle singole municipalità. Facciamo un esempio: Il rating che noi esprimiamo è in centesimi, quindi 100/100 lo prende il comune la cui fruibilità turistica è rimasta invariata nei periodi pre e post-Covid; all’inverso, un rating di 0/100 viene attribuito al comune la cui fruibilità è stata influenzata dall’emergenza. Con questo sistema vogliamo mettere in luce le aree sulle quali intervenire, per far sì che l’attenzione di chi governa il territorio si focalizzi su quali sono gli elementi importanti.
#unitohomecommunity