Passport.U: una marcia in più per trovare lavoro
Un progetto finanziato da Compagnia San Paolo per sostenere gli studenti nello sviluppo delle "soft skill" utili per la riuscita negli studi e nel lavoro.
Saper parlare in pubblico, lavorare in condizioni di stress, gestire il proprio tempo ma anche saper gestire conflitti all’interno di un gruppo di lavoro, sono considerate delle competenze al pari, se non più importanti, delle specifiche competenze tecniche. Vengono chiamate soft skill e non sono altro che delle competenze trasversali, molto apprezzate e ricercate nel mondo del lavoro.
L’Università di Torino con il sostegno della Compagnia di San Paolo ha organizzato un percorso di potenziamento delle soft skill per gli studenti dell’Ateneo con l’obiettivo di promuovere il proprio percorso di studi e l’ingresso nel mondo del lavoro.
Il progetto si chiama Passport.U e prevede un’azione che si articola in tre fasi: on-line grazie ad una piattaforma web per valutare e potenziare le proprie soft skill, in aula con un workshop per le matricole e infine in un incontro formativo, la Fall School, indirizzato ai 20 laureati più meritevoli nella sessione 2016/17.
La Fall School si è tenuta per 3 giorni all’International Training Centre of the ILO, dove i laureati intervenuti hanno potuto confrontarsi con esperti provenienti da differenti realtà professionali che operano nel campo della Human Resources per acquisire tutte quelle competenze non necessariamente maturate attraverso il percorso di studi ma comunque necessarie per l’occupabilità. Hanno partecipato all'incontro Patrizia Boffito dell'Ufficio Selezione di Intesa San Paolo, Antonio Di Donna di Imprenditorialità Sociale, Patrizia Ghiazza di Partner Eurosearch Consultants, Simona Grosso di FCA Talent Acquisition Region EMEA e don Luca Peyron della Pastorale universitaria diocesana
“L’utilità delle soft skills” ha dichiarato Chiara Ghislieri, Docente di Psicologia dell’Università di Torino e Responsabile scientifica del progetto Passport.unito “consiste nella spendibilità di queste risorse che consentono di completare il ruolo oltre alle conoscenze e alle competenze e che lo rendono più appetibile, più fruibile e più soddisfacente nel momento in cui si incontra la realtà lavorativa".
Ma come si rilevano queste qualità? Per Paola Ricchiardi, Docente di Psicologia dell’Università di Torino e Responsabile scientifica del progetto, "ci sono degli strumenti strutturati, delle scale di valutazione che possono consentire a un selezionatore di rilevare queste soft skill", inoltre, continua Ricchiardi "... Attualmente si possono formare nell’ambito degli stage, nell’ambito del tirocinio, nell’ambito del volontariato, di attività extrascolastiche o nell’ambito sportivo, nell’ambito familiare, quindi possono essere sviluppate in vari contesti".