Parola e immagine nel mondo complesso degli audiovisivi
Caterina d’Amico visita il Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e il Multimediale e anima due interventi a Torino
di Teresa Biondi
Lo scorso 29 giugno 2017, il Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale nell’ambito delle attività del settore Cinema e Media, ha ospitato Caterina d’Amico, Preside della Scuola Nazionale di Cinema ex-Centro Sperimentale di Cinematografia, già Direttrice di RAI Cinema, nonché figlia di Suso Cecchi d’Amico, sceneggiatrice tra le più importanti della storia del cinema nazionale e internazionale, nota per aver lavorato con Luchino Visconti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e Francesco Rosi.
Caterina d’Amico, che è stata a sua volta autrice di sceneggiature e ha collaborato in vari ruoli a progetti cinematografici molto importanti (come il documentario My voyage in Italy di Martin Scorsese, in cui ha svolto il ruolo di Produttore associato), ha tenuto due seminari di approfondimento sul rapporto reciproco fra la parola e l’immagine che sta alla base della complessità degli audiovisivi.
In particolare, attraverso un vasto excursus sulle funzioni della parola nella letteratura, nel teatro, nel cinema e negli audiovisivi, Caterina d’Amico ha posto magistralmente in luce intrecci e scambi fra le diverse forme espressive, nell’ambito del contesto produttivo contemporaneo sia in Italia sia in Europa e negli Stati Uniti.
Di grande valore e fascino sono state le testimonianze, poi, sul lavoro creativo della madre, Suso Cecchi d’Amico, che è stato inteso come vera e propria arte dedicata al “dialogo” esistente fra la parola e l’immagine nel cinema. Partendo dall’esperienza del Neorealismo, iniziata con Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, fino alle collaborazioni con i grandi maestri del cinema italiano, Caterina d’Amico non ha solo illustrato quale fosse il metodo artistico di Suso Cecchi d’Amico, ma ha anche ricostruito il contesto storico, culturale e sociale dell’Italia nella seconda metà del Novecento, riservando particolare attenzione ai sodalizi artistici con Luchino Visconti e Mario Monicelli con i quali la sceneggiatrice ha realizzato alcuni capolavori come Il Gattopardo, contribuendo in tal modo ad alcuni degli apporti artistici più incisivi nella cultura dell’epoca.