L'Unione Europea alle prese con il Coronavirus
Intervista alla Prof.ssa Marinella Belluati, sociologa della comunicazione e docente del corso "Comunicare l'Europa: Istituzioni, Rappresentazioni e Opinione pubblica", inserito all'interno del programma Jean Monnet activities.
Quale sarà il futuro dell’Unione Europea per il post-coronavirus? Con la Prof.ssa Marinella Belluati, sociologa della comunicazione e docente del corso "Comunicare l'Europa: Istituzioni, Rappresentazioni e Opinione pubblica", inserito all'interno del programma Jean Monnet activities, abbiamo provato a immaginare degli scenari possibili.
Quale ruolo può giocare l'Europa in questa crisi mondiale causata dalla pandemia da Coronavirus?
Il ruolo dell’Europa potrebbe essere cruciale, sia dal punto di vista economico, sia come capacità di produzione scientifica. l’Unione Europea ha infatti già messo a disposizione risorse affinché si lavori alla ricerca di un vaccino e le attività scientifiche congiunte europee sono già al lavoro. Per quanto riguarda l'aspetto economico e politico, se l'Europa agisse come una federazione di Stati e non come una sommatoria degli stessi, potrebbe davvero giocare un ruolo importante nello scacchiere mondiale. Anche dal punto di vista comunicativo, un’unione di Stati organizzati in modo diverso rappresenta una risorsa simbolica in cui ripararsi quando le emergenze risultano così impattanti. In definitiva, da molti punti di vista il ruolo dell’Europa potrebbe essere enorme, a condizione che ci sia una classe dirigente all'altezza.
Molti commentatori credono che l'Europa si trovi dinnanzi ad un bivio decisivo, perché?
Siamo senza dubbio di fronte ad un turning point. L’Unione Europea sta camminando su un crinale e un soffio di vento può farla scivolare dalla parte più europeista e federalista o farla cadere nel precipizio della sua stessa fine. Siamo effettivamente alla resa dei conti. Finora l’Europa è sempre andata avanti a piccoli passi anche perché gli Stati membri si sono sempre tenuti una grande fetta di sovranità. Il bivio si intravedeva già con l’insediamento della nuova presidenza: Ursula von der Leyen aveva infatti proposto la Conferenza sul futuro dell’Europa, in cui si rimetteva in discussione la cessione di poteri alle istituzioni europee a discapito degli Stati sovrani. Per fare un esempio, le linee guida europee per la pandemia erano già pronte e fissate, ma siccome la sanità non è una materia di competenza europea, gli Stati sovrani non le hanno recepite. Il bivio che ci attende è proprio questo: che Europa vogliamo? Vogliamo un’Europa più limitata o più Europa? Se vogliamo un' Europa diversa dobbiamo mettere in discussione il discorso della governance, delle leadership e dei pesi degli stati membri.
È molto frequente in questi giorni il paragone con il Piano Marshall del 1947. Si parla di finanziarlo con "recovery bond" o "coronabond". Quella che ci accingiamo ad affrontare è "solo" una crisi economica?
Quello che stiamo vivendo sarà il nostro periodo post bellico, un periodo storico che la nostra generazione e quella dei nostri figli sicuramente ricorderà e sarà senza dubbio socialmente devastante. Lo vediamo in questi giorni da molti punti di vista. Il dibattito sulla riapertura delle scuole, ad esempio, mette al centro indirettamente la questione di genere: su chi graverà la responsabilità dei figli a casa se non riaprono le scuole? E in che misura? Il gap di genere in questa crisi sanitaria si sta allargando ancora di più. Ma non si tratta solo di una crisi economica, stiamo vivendo anche una crisi di valori, che potrebbe renderci addirittura peggiori di quello che siamo. Abbiamo bisogno quindi anche di un piano Marshall culturale, cognitivo, mentale e individuale perché questa situazione ci ha coinvolto a 360°, in ogni aspetto della nostra esistenza. Io vorrei vedere in questa crisi delle idee e delle aperture, non solo il vecchio riproposto come se non fosse successo niente.
Cosa potrebbe accadere secondo lei nell'UE nei prossimi mesi?
Non so cosa potrà accadere, le dico cosa spero che accada. Ovviamente molto dipenderà dal comporteranno degli Stati nelle varie sedi. Mi auguro che questa diventi una lezione per tutti e che ci sia un aumento della solidarietà. È necessario però considerare che una maggiore solidarietà tra gli Stati membri coincide per forza di cose con una cessione di sovranità, uno degli argomenti più divisivi e usati politicamente per il consenso. Mi aspetto poi che vengano dati più poteri alle istituzioni europee e che le stesse si facciano carico di situazioni che al momento non vengono gestite proprio perché non sono di loro competenza. Una maggiore solidarietà tra gli stati inoltre è più funzionale perché è molto più facile combattere una battaglia se si è uniti nello scopo. Mi aspetto che gli stati riottosi, tra cui inserisco anche l’Italia, non alimentino polemiche per fini di consenso interno, a volte l’Europa diventa infatti il luogo dove si scaricano alcune responsabilità nazionali. È necessario fare una profonda riflessione sul nostro Paese: qual è lo stato delle nostre istituzioni? Qual è lo stato della nostra pubblica amministrazione e della nostra politica? Spero che in questa situazione di crisi emergano dei leader e delle leader capaci, che abbiano visione, che non si impantanino nelle schermaglie e che abbiano voglia di salire sulle spalle dei giganti. Questa è la mia speranza, anche se è una speranza ingenua perché ho la sensazione che il vento stia soffiando da un’altra parte.
#unitohomecommunity