Lo Spillover, il salto di specie all'origine del Coronavirus
Il passaggio del virus dai animali agli umani spiegato dal Prof. Sergio Rosati, docente del Dipartimento di Veterinaria dell'Università di Torino ed esperto di malattie infettive degli animali
Era il 2012 e David Quammen, scienziato e divulgatore di National Geographic, scriveva il libro “Spillover: l’evoluzione delle pandemie”. Titolo che, in questo periodo, ha fatto impennare le vendite (on line) del libro. Abbiamo chiesto al Prof. Sergio Rosati, Professore del Dipartimento di Veterinaria #UniTo ed esperto di malattie infettive degli animali, di fare un po' di chiarezza.
Professore, cominciamo da una frase emblematica scritta da Quammen nel suo libro: “Noi (esseri umani) siamo una specie animale legata in modo indissolubile alle altre, in salute e in malattia”
Da quando l’uomo è diventato agricoltore e pastore ha accettato l’idea di avere contatti con gli animali. Inizialmente erano animali selvatici, poi sono diventati domestici e, da questi contatti, hanno avuto origine le malattie che oggi conosciamo. Lo stesso vaiolo, ad esempio, si presume abbia origine animale e, nel corso del tempo, si sia adattato per essere trasmesso nel contagio interumano. Molte specie selvatiche sono dei naturali serbatoi di virus. In questo, i pipistrelli giocano un ruolo importantissimo: sono migliaia di specie, con una storia evolutiva lunga 50 milioni di anni, che quindi hanno stretto una sorta di patto di equilibrio con i propri parassiti da moltissimo tempo. Ci sono studi che dimostrano come la maggior parte dei coronavirus emersi negli ultimi anni, come la Sars 1 e la Sars 2 (causa della malattia Covid-19), abbiano avuto origine proprio in un serbatoio animale come i pipistrelli. Tuttavia, anche se può sembrare strano, il virus non li danneggia. Vive solitamente nell’intestino di questi animali, dando origine a infezioni silenti e non è particolarmente sottoposto a pressioni selettive. Se però andiamo a rompere questo equilibrio, dando al virus l’opportunità di trovare una nuova specie, alcuni di loro sono particolarmente bravi a modificare quella serratura necessaria a penetrare nelle cellule. Quando gli offriamo questa opportunità, ecco che il virus compie il salto di specie: lo Spillover.
Secondo Quammen, quando un virus effettua lo Spillover vuol dire che “ha vinto alla lotteria”
Si, è vero, soprattutto per i virus che hanno l’acido ribonucleico (RNA) e degli enzimi imperfetti. Se da un certo punto di vista può sembrare uno svantaggio, in realtà, nell’ambito dell’evoluzione di una specie virale, è un enorme vantaggio. Quando nella popolazione di virus - che emerge, per esempio, in una prima replicazione - c’è una particella virale che, attraverso una mutazione, migliora la capacità infettante, quella prende il sopravvento. La mutazione si fissa nel genoma e, nel giro di pochi passaggi, il virus si adatta più velocemente. Ecco il biglietto vincente della lotteria.
Che differenza c'è tra Sars 1 e Sars 2 e altri noti virus del passato, come ad esempio l’Ebola?
Ci sono molte similitudini. Sars 1 e Sars 2 sono virus appartenenti alla stessa famiglia e allo stesso gruppo virale. La Sars 1 aveva un tasso di letalità più elevato, circa il 30%, mentre con la Sars 2 siamo attorno al 2%. È per questo che la Sars del 2003 è stata contenuta più efficacemente, proprio per la sua maggiore aggressività. Il virus di oggi invece causa, nel 70-80% dei casi, infezioni asintomatiche. Un vantaggio enorme per la sua diffusione. Le persone asintomatiche giocano un ruolo molto importante nella diffusione del contagio. Attraverso i loro comportamenti, diffondono il virus forse meno efficacemente della persona sintomatica, ma attraverso le sue mani o le secrezioni del suo naso può contaminare altre persone, per via diretta e indiretta. In riferimento al Covid-19, la malattia causata dal coronavirus Sars 2, l’uomo non ha nessun tipo di memoria immunologica. Questo è il motivo per cui c’è così tanta preoccupazione. Il potenziale pandemico è proprio legato al fatto che, se il virus venisse lasciato diffondersi senza un contenimento efficace, arriverebbe a contagiare il 60-70% della popolazione, con conseguenze disastrose per l’umanità.
L’ebola invece è un virus di un’altra famiglia, seppur con un’origine simile. Parliamo sempre di pipistrelli, stavolta dell’Africa Centrale, serbatoi di virus capaci di passare all’uomo. Fino agli anni 70, questi episodi di Spillover erano confinati in aree remote come villaggi africani o aree rurali cinesi. Oggi, queste due zone, per ragioni diverse, hanno subito ondate migratorie massicce. Quando il contagio arriva in metropoli popolate da decine di milioni di persone chiaramente si crea il potenziale pandemico.
Cosa ci avrà insegnato questa emergenza?
L’insegnamento più grande è che forse dobbiamo ricominciare a pensare al mondo che ci siamo scelti. Un mondo ipertecnologico e globalizzato che, alla fine, si scopre indifeso e debole nei confronti degli incubi più antichi, come le malattie. Spero sia un’occasione per riflettere sul modello di società contemporanea.
#unitohomecommunity