Le conseguenze economiche del Coronavirus: gli investimenti pubblici sono una via d'uscita
Gli scenari futuri, i settori più a rischio e quelli più innovativi, il ruolo dell'Europa e dello Stato in questa emergenza sanitaria. Ne abbiamo parlato con il prof. Mario Deaglio, emerito di Economia internazionale all'Università di Torino
Lo scossone alle economie nazionali e a quella globale dato dall'attuale crisi sanitaria è imponente. Ne abbiamo parlato con Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all'Università di Torino. "Le curve epidemiche hanno una fase di crescita esponenziale all’inizio, che si attenua per poi scendere, invece le curve congiunturali hanno una caduta lieve all'inizio, poi compiono un brusco salto verso il basso, come ora, e poi c’è un punto interrogativo su come si potranno muovere".
Gli scenari sono due: "Il primo detto a V, con una caduta brusca e una risalita ai livelli prima della crisi, e un secondo detto a U, con la gamba sinistra che cade rapidamente e rimane sul fondo per un tempo imprecisato e, successivamente, si rialzerà la gamba destra. Con un’economia mondiale già debilitata non abbiamo garanzie che l’economia torni ai livelli di prima. Può recuperare bene o male".
E questa incertezza potrebbe anche essere l’occasione per cambiare le cose, "crisi in greco è il momento decisivo", spiega, intervistato telefonicamente, il prof. Deaglio.
Nelle ultime settimane stiamo riscoprendo l’importanza degli investimenti pubblici, nella sanità ma anche nell'istruzione; un approccio che potrebbe segnare un cambio di passo rispetto al passato. "Ho provato a fare qualche simulazione. Se noi riuscissimo a realizzare la metà degli investimenti pubblici già deliberati, ma bloccati dalla burocrazia – parlo di ponti delle autostrade, manutenzione delle gallerie, scuole da ristrutturare – noi ripartiremmo con un tasso di crescita maggiore della media europea, del 2-2,5%". E potrebbe cambiare il rapporto tra spesa sanitaria e Pil: "Il nostro SSN è tra i primi al mondo, la spesa pubblica sulla sanità è stata bassa, ora ci siamo anche accorti di avere un capitale umano ben preparato in campo medico". Maneggiando i numeri da una vita, il prof. Deaglio ha fatto anche una proiezione del picco epidemico dell'emergenza Coronavirus: “Ho calcolato, attraverso medie mobili, che un aumento del numero dei contagi in essere si avrà fino al 23-25 di marzo".
Come ne uscirà l’Europa da questa grande crisi? "L’Europa è sempre vissuta su un piano inclinato, se si ferma scivola, il piano dell’attuale governo europeo guidato da Ursula von der Leyen è di coordinare l’iniziativa a partire dal settore verde, si parla di mille miliardi in dieci anni, l’epidemia darà una spinta aggregando al campo ambientale il campo medico. Così, potrà superare i confini nazionali".
Tra le categorie a rischio abbiamo, in Italia, il terziario, dal turismo agli eventi. Nelle piccole-medie imprese “esistono eccellenze di cui non ci rendiamo conto”. Nel settore degli apparecchi medicali siamo tra i leder nel mondo, soprattutto in Emilia Romagna: “Dobbiamo dargli attenzione e condizioni per svilupparsi con, ad esempio, percorsi burocratici più leggeri. Ora, vedremo l’attuazione dei decreti economici di marzo, l’impressione è che gli ospedali di emergenza si facciano e le macchine medicali vadano avanti”. Anche nella realizzazione di apparecchi sportivi siamo primi al mondo. “Questi settori potranno essere i piccoli pilastri in grado di tenere in piedi il nostro futuro”.
#unitohomecommunity