La necessità di leggere i Promessi Sposi a quindici anni
Il Prof. Ugo Volli, ordinario di Semiotica all'Università di Torino, interviene nel dibattito sullo studio obbligatorio dei Promessi Sposi nelle scuole italiane.
Da qualche giorno è ritornato sotto i riflettori il dibattito sullo studio obbligatorio dei Promessi Sposi a scuola. La discussione sollevata dal settimanale Pagina 99, che in un articolo firmato da Marco Filoni, riprende un appello lanciato da alcuni docenti universitari di Letteratura Italiana tra cui Claudio Giunta e Nicola Gardini, e scrittori come Andrea Camilleri e Nadia Terranova. Secondo l'articolo, il romanzo di Manzoni è un testo "noioso e fastidioso" emblema di un “certo immobilismo culturale della scuola italiana…che è forse insito nel nostro patrimonio culturale”.
La redazione di Unito News ha chiesto al Prof. Ugo Volli, ordinario di Semiotica all'Università di Torino di intervenire nel dibattito.
"I classici, diceva Calvino, sono quelli che si rileggono - spiega il Prof. Volli - ma si rileggono esattamente per continuare in maniera critica una tradizione culturale che è specifica. Una società non può impunemente tagliare queste radici perché perde il senso di sé stessa e la propria memoria storica, che proprio su questa base può cambiare e innovarsi."
"In particolare - continua Volli - la scuola è l'agente sociale che la società impiega per continuare a fornire una base che sia unificante. Per questa ragione a me sembra poco sensato dire basta Manzoni. Perché vorrebbe dire intanto non sapere bene con cosa sostituirlo e in secondo luogo significherebbe sparpagliare le posizioni culturali e togliere un lessico comune che è importante anche per coloro che lavorano idealmente contro Manzoni. Non si può contestare e innovare se non su una base culturale ben stabilita".
Ascolta l’intervista completa al Prof. Ugo Volli