Inaugurato oggi il master in Virologia Ambientale, in collaborazione con ARPA Piemonte
Il master dell'Università di Torino è diretto dal Prof. David Lembo del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche
Si è inaugurato questa mattina, presso la sede di Arpa Piemonte in via Pio VII, 9 a Torino, il master in Virologia Ambientale ideato e proposto dall'Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, in collaborazione con l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) Piemonte. Diretto dal Prof. David Lembo (Università di Torino) e coordinato dall'Ing. Angelo Robotto (Direttore Generale di Arpa Piemonte).
Erano presenti all’inaugurazione, oltre al prof. David Lembo e al direttore Angelo Robotto, l’Assessore Regionale all’Ambiente, all’Innovazione, alla Ricerca e alla Ricerca applicata per emergenza Covid-19, Matteo Marnati, il Prof. Giovanni Di Perri , direttore l'Istituto di Immunologia e Malattie Infettive dell'Università degli Studi di Torino e Silvana Dalmazzone, professoressa di Economia ambientale e gestione delle risorse naturali dell’Università degli Studi di Torino.
Il Master è l’unico in Italia nel suo genere e nasce per rispondere all'esigenza sociale di formare una nuova figura professionale, ad oggi assente, ma di cruciale utilità per affrontare i rischi pandemici presenti e futuri: il virologo ambientale. Una figura che non solo sarà in grado di campionare l'ambiente, ma saprà utilizzare metodi molecolari sviluppati ad hoc per rilevare i virus nelle diverse matrici ambientali. Saprà inoltre coltivare i virus in laboratorio (es. coronavirus e virus influenzali) e sequenziare i loro genomi. L'analisi statistica e bioinformatica dei dati prodotti e il loro significato epidemiologico saranno uno strumento essenziale per i decisori politici nella gestione dei rischi epidemici e pandemici.
“Questo master non trasmette conoscenze stabilite negli anni, - dichiara David Lembo - ma quelle maturate nell’ultimo anno e mezzo in risposta all’emergenza pandemica. Conoscenze non ancora complete perché varianti e nuove scoperte si affacciano sulla scena ogni giorno e si acquisiranno nuove nozioni strada facendo. Per questi motivi il master è ancora più stimolante rispetto a quelli classici. Gli studenti iscritti saranno i primi a saper fare delle ricerche e delle analisi oggi all’avanguardia. Università degli Studi di Torino e Arpa Piemonte condivideranno non solo le loro conoscenze ma anche le loro competenze, il “saper fare” maturato in risposta alla pandemia".
“Gli studenti del master - continua Angelo Robotto - saranno in grado di coniugare le conoscenze tipiche della virologia, della biologia, della biologia molecolare, con la capacità di capire, studiare, prelevare, analizzare le matrici ambientali. Trovare un virus in un tampone è più semplice che trovarlo disperso nell’ambiente. E’ una materia che si evolve continuamente. Il Master ha una storia iniziata il 24 aprile dello scorso anno, quando Regione Piemonte chiese ad Arpa se c’era la possibilità, in piena pandemia, di effettuare l’analisi dei tamponi molecolari. Una sfida che ha accettato e per farlo ha coinvolto tutta Arpa, una sfida vinta che ha portato prima all’analisi dei tamponi molecolari per il supporto alla sanità piemontese, per poi iniziare quasi contemporaneamente gli studi e le analisi sulle matrici ambientali. Oggi il nostro sapere lo trasmettiamo in questo master”.
Commenta Matteo Marnati: “Il master in Virologia ambientale è il risultato di un lavoro sinergico tra Arpa e Regione iniziato tempo fa, nel pieno della pandemia quando era emersa l’esigenza di avere nuovi laboratori per processare i tamponi ed Arpa mise a disposizione uno spazio abbandonato da tempo. E Regione ed Arpa stanno tutt’ora lavorando insieme per mettere a punto studi e ricerche che permettano da un lato di colmare quelli che oggi sono ancora “vuoti di conoscenza” e dall’altro migliorare la vita delle persone. Questo master è il risultato del lavoro che stiamo facendo. È una risposta straordinaria ad una esigenza”.
"Condivido l’entusiasmo, perché il Master è una bella reazione strutturale a quanto stiamo vivendo. - evidenzia Giovanni Di Perri - Una domanda che spesso ci si pone è cosa si può fare contro la pandemia? Questa è una risposta. Lo scorso marzo si aveva paura a toccare le superfici, oggi sappiamo, grazie agli studi, ai comitati scientifici, che si trasmette per via aerea. C’era un vuoto di conoscenza, che in parte è stato colmato e deve essere sempre più colmato. I dati scientifici, le ricerche, danno risposte a tutto il mondo, per sapere come orientarsi. Questa pandemia è la terza da coronavirus negli ultimi 18 anni. Servono ricerche sull’ambiente dei virus, creare questo ambiente di scienza va verso una direzione proattiva, lavorando su virus ancora non ancora studiati per trovarci pronti per poter avere delle risposte quando i problemi si presentano".
"La pandemia è innanzitutto una crisi sanitaria, ma ha innescato anche una crisi economica globale. - sottolinea Silvana Dalmazzone - L’economia è interessata sia dal lato delle cause, per via del ruolo delle attività economiche umane, dell’ingerenza umana nell’ambiente e negli habitat delle altre specie su una scala senza precedenti, e sia dal lato degli impatti economici delle conseguenti restrizioni e della costo-efficacia relativa delle diverse misure di contenimento. Un master prettamente scientifico e tecnico, ma sarà interessante anche saper dialogare con la letteratura economica con una contaminazione tra discipline diverse che è interessante da affrontare e valutare".
Il master dura un anno e si concluderà a dicembre 2022.