Pubblicato il World Press Freedom Index 2023: qual è lo stato della libertà di stampa
In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, abbiamo fatto il punto della situazione con Cristopher Cepernich, docente di Web Journalism in UniTo
Oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993 per affermare il diritto fondamentale all’informazione, in difesa dei media dagli attacchi alla loro indipendenza, e per ricordare le giornaliste e i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della professione.
Secondo il World Press Freedom Index, il report che l’Organizzazione Reporters Sans Frontières (RSF) pubblica ogni anno in questa ricorrenza, si è verificato nel 2023 un peggioramento generale e diffuso degli indici relativi libertà di stampa: in 31 Paesi la situazione è giudicata "molto grave", soglia più bassa mai registrata dal rapporto.
Tra le cause all’origine di questo preoccupante stato delle cose è indicato l'aumento dell'aggressività da parte dei governi autocratici - e di alcuni considerati democratici - le campagne sempre più sistematiche e organizzate di disinformazione o propaganda, nonché la diffusione su vasta scala dell'intelligenza artificiale.
Abbiamo chiesto a Cristopher Cepernich, docente di Web Journalism al Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e al Master in giornalismo “Giorgio Bocca”, di condividere con noi una riflessione sul tema.
Prof. Cepernich, i dati del nuovo World Press Freedom Index evidenziano un generale aggravamento della crisi della libertà di informazione a livello internazionale: come può essere spiegato questo fenomeno?
Ci sono almeno due ragioni da considerare. Da un lato, il quadro della politica internazionale: lo stato della democrazia di alcuni Paesi chiave è degenerato, anche a causa di conflitti che hanno ampie conseguenze, pensiamo a Siria, Ucraina e altri contesti critici. C’è una connessione tra il peggioramento dello scenario politico globale e il decrescere della libertà di stampa.
L’altra variabile che va considerata è la politica nazionale di ciascun paese e l’impoverimento del tessuto sociale conseguente alle crisi economiche mondiali di questi anni. Nell’attuale contesto di scarsità di risorse gli investimenti nel sistema dei media, indispensabili alla qualità, tendono a diminuire, determinando un progressivo impoverimento del paesaggio mediatico.
Di fatto, in Europa, e anche in Italia, ci troviamo a dover registrare l’indebolimento strutturale delle testate giornalistiche e del valore dell’informazione a fronte del potenziamento delle strategie di comunicazione degli attori pubblici più forti.
Questo accade perché gli ecosistemi di piattaforma (da Facebook a TikTok, passando per Telegram) assicurano un potenziale di sviluppo della comunicazione che il giornalismo non è fin qui riuscito a fronteggiare né contrastare. Ci troviamo in una situazione complessiva nella quale chi fa comunicazione - comunicazione politica, advocacy, o comunque comunicazione di parte - è molto più forte di quanto siano le testate giornalistiche che ospitano punti di vista indipendenti.
Quale impatto hanno sul giornalismo i nuovi strumenti messi a disposizione dall’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale applicata all’informazione non è una novità. Negli Stati Uniti, per esempio, dal 2014 Associated Press e altre agenzie di stampa utilizzano programmi di narrative science per battere i lanci di agenzia. The Guardian ha pubblicato nel 2020 un editoriale scritto con l’intelligenza artificiale il cui tema era, non a caso, il ruolo dell’AI nel giornalismo del futuro. Un terzo dei report finanziari di Bloomberg sono battuti da AI. L'intelligenza artificiale è già nelle redazioni dei giornali e le principali innovazioni in questo senso hanno a che fare soprattutto con la scrittura di articoli complessi in cui si tratta di elaborare dati, come per le cronache sportive o l’elaborazione di flussi finanziari.
L’intelligenza artificiale è uno strumento, un mezzo che cambia e che cambierà sempre più radicalmente il modus operandi e i processi organizzativi delle redazioni giornalistiche. Arrivando a toccare alcune funzioni che attualmente sono ancora ricoperte da persone che lavorano nelle redazioni. La testata canadese The Globe and Mail è un caso virtuoso di affidamento al sistema algoritmico della gerarchia delle notizie in pagina sul portale web.
Il punto adesso non è stabilire se queste trasformazioni siano positive o negative, ma comprendere come l’innovazione tecnica e tecnologica vada ad interagire con le nuove competenze da inserire nelle redazioni. La sfida è quindi capire come integrare le competenze professionali e come formare le competenze adeguate. Si tratta quindi di adattare i processi di newsmaking alla nuova condizione, ponendo al servizio del giornalista ogni possibile ottimizzazione. Perché una cosa sola non cambierà rispetto al passato: la centralità del giornalista come punto cardine di tutto processo.