Farmacologia di genere: dalla teoria alla pratica clinica
Al Campus Luigi Einaudi una giornata di studi sul tema farmacologia e genere organizzata dal CIRSDe nell'ambito del Laboratorio Studi di Genere
Le donne vivono più a lungo degli uomini, si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari e vivono un maggior numero di anni in cattiva salute. È un dato di fatto, ormai, su cui però non è più possibile chiudere un occhio. Gli uomini e le donne, pur essendo mediamente colpiti dalle medesime patologie, presentano sintomi, progressione di malattia e risposta ai trattamenti decisamente diversi tra loro. Tale differenza, inoltre, non è misurabile solamente in termini generici, quando si parla di salute.
Ad essere influenzate da questa disparità tra sessi, sono anche discipline specifiche, quali ad esempio, la farmacologia.
Per molto tempo, erroneamente, si è continuato a sostenere, infatti, che non esistessero differenze importanti nel metabolismo dei farmaci in base al sesso e che le risposte ai trattamenti, riscontrate come differenze sesso-dipendenti, fossero tali da non richiedere aggiustamenti terapeutici. Fino ai primi anni '90 le donne erano escluse dagli studi clinici, e, pertanto, fino a poco più di vent'anni fa, le uniche conoscenze in ambito di farmacocinetica, farmacodinamica, efficacia e sicurezza dei trattamenti erano riferite ad organismi di sesso maschile. Ciclo mestruale? Gravidanza? Allattamento? Menopausa? Tutti fattori confondenti da eliminare, per rendere più puliti ed omogenei gli studi.
Eppure anche le donne assumono farmaci, eccome. Anzi, dati alla mano, le donne ne consumano di più degli uomini, associandoli, per altro, più frequentemente. Si può e si deve, dunque, parlare a buon diritto di "Farmacologia di Genere". Il corpo maschile, infatti, metabolizza i farmaci in modo diverso da quello femminile e si suppone che in alcuni casi il farmaco abbia addirittura un meccanismo d'azione diverso nei due sessi.
L'ambito è vasto, dunque, ed ancora in parte da esplorare. Eventi quale quello in programma al Campus Luigi Einaudi servono a diffondere le conoscenze sul problema. Ciò che manca, ancora, però, è l'applicazione della medicina di genere alla realtà clinica, e non solo in termini farmacologici. Se ciò non avverrà sarà impossibile arrivare all'equità della cura tra uomo e donna, relegando le donne, per altro, a trattamenti sempre in parte approssimativi e, per certi versi, poco appropriati.
Relatrici dell’incontro Amalia Bosia (Prof. Emerito di Biochimica, Università di Torino), Silvia De Francia (Servizio di Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche Ospedale San Luigi Gonzaga Orbassano, Università di Torino), Maria Valentina Mussa, Silvana Storto (Università e Città della Salute e della Scienza di Torino).