Condanna sulle azioni repressive messe in atto in Turchia
Dopo il fallito colpo di stato, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ordinato un giro di vite contro i presunti simpatizzanti dei golpisti che ha riguardato giudici, militari, funzionari pubblici, insegnanti, professori, presidi e Rettori.
I Dipartimenti di Studi Umanistici e di Culture Politica e Società hanno promosso una mozione, condivisa da tutti i Dipartimenti dell'Ateneo e dal personale tecnico amministrativo, di condanna sulle azioni repressive messe in atto in Turchia nei confronti delle università, della scuola, dei mezzi di comunicazione, e di tutti i settori di società e opinione pubblica considerati non pienamente allineati al governo stesso. Una presa di posizione contro il processo di involuzione dittatoriale in corso in Turchia "sotto gli occhi di un'Europa sostanzialmente inerte".
L'Università di Torino ha aderito inoltre alla mozione di solidarietà alle università turche della CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane che, in sintonia con la posizione assunta dall’EUA (European University Association), ha espresso "unanime e ferma condanna per le misure adottate dal Governo turco a seguito del tentativo di colpo di stato del 15 luglio".
Per capire meglio cosa è accaduto e soprattutto cosa sta accadendo in questi giorni in Turchia, in particolar modo nelle università turche, la redazione di UnitoNews ha intervistato Murat Cinar, giornalista turco che da anni vive in Italia ed ex studente dell'Università di Torino.
"Il mondo dell'istruzione - ha spiegato Murat Cinar - è stato colpito perché appartenente, secondo le teorie del governo turco, alla comunità di Gülen e quindi responsabile del tentato golpe. Ci sono molte università, soprattutto private, appartenenti a diverse fondazioni che sono state aperte dai sostenitori del religioso in esilio negli Stati Uniti. Gülen ha investito molto nel settore dell'istruzione. Io stesso sono cresciuto in Turchia durante il periodo in cui la cultura dell'istruzione di Gülen era arrivata al suo apice. Questo significava borse di studio a tutti gli studenti che non potevano permettersi un percorso universitario e corsi alternativi gratuiti che aiutavano a sostenere gli esami. Il tutto a patto che gli studenti aderissero alla comunità di Gülen".
"Inoltre - ha aggiunto Murat Cinar - il mondo universitario era già in conflitto da circa un anno con il governo; cioè da quando fu firmato l'appello per la pace da più di mille personalità accademiche turche. Appello che invitava il governo a tornare al tavolo delle trattative con il leader storico del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, per fermare il conflitto che era ripreso dopo due anni di tregua. Alcuni di loro furono arrestati, molti licenziati e sospesi. Questo tipo di approccio verso il mondo accademico non è una novità per questo governo. Sono cambiati solamente i motivi."
Cosa è successo in Turchia
La sera del 15 luglio in Turchia c'è stato un tentativo di colpo di stato da parte di un gruppo di militari. Molte persone sono scese in piazza per bloccare i carri armati che avevano circondato il parlamento ad Ankara, occupato l'aeroporto Atatürk e bloccato il ponte sul Bosforo a Istanbul. Dopo una notte di scontri a fuoco, i golpisti si sono arresi. Sono morte circa 295 persone, per la maggior parte militari, e i feriti sono stati più di 1.400.
Dopo il fallimento del golpe, sono stati incriminati formalmente 149 tra generali e ammiragli. Un numero molto alto se si considera che in Turchia i militari con un grado di quel livello sono all'incirca 360. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha lanciato inoltre una serie di purghe all'interno delle istituzioni, quello che diversi commentatori e giornalisti hanno definito un "contro-golpe" o più semplicemente "caccia alle streghe". La BBC parla di 15.200 licenziati fra insegnanti e altro personale universitario; 1.577 presidi di facoltà obbligati a dimettersi; 8.777 impiegati del ministero dell'Interno allontanati; 1.500 impiegati del Ministero delle Finanze licenziati e 1.257 funzionari del Primo Ministro licenziati. A questi numeri si aggiungono inoltre centinaia di impiegati licenziati nelle principali televisioni della Turchia, l'arresto di oltre 6.000 militari di vario livello, l'allontanamento di almeno 9.000 agenti di polizia e la sospensione di 3.000 giudici.
I licenziamenti e le sospensioni fanno parte di un'epurazione delle istituzioni turche dallo "stato parallelo", che sarebbe guidato dai seguaci di Fethullah Gülen, studioso musulmano oppositore di Erdoğan che dal 1999 vive in esilio autoimposto in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Gülen, in una lettera aperta pubblicata dal New York Times ha però negato di aver partecipato all'organizzazione del tentato colpo di stato. Secondo il predicatore, Erdoğan sta "ricattando gli Stati Uniti, minacciando di ritirare il sostegno del suo Paese alla coalizione internazionale contro lo Stato islamico" e punta alla sua estradizione "nonostante la mancanza di prove e nessuna prospettiva di giusto processo".
Il giro di vite ha riguardato anche il settore dell'informazione con la chiusura di oltre 130 media. In particolare, sono state chiuse 3 agenzie di stampa, 16 canali tv, 23 radio, 45 giornali, 15 magazine e 29 case editrici e inoltre sono stati mandati ordini d'arresto per 47 giornalisti del quotidiano Zaman.
Le epurazioni a opera del governo di Ankara hanno riguardato anche tutto il mondo dell'istruzione. Secondo alcuni commentatori il presidente Erdoğan considera la crescita dell'istruzione islamica nelle scuole e nelle università come una missione. Da quando il suo partito, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp, di matrice islamica), è salito al potere nel 2002, il numero di bambini che frequentano le scuole religiose (imam hatip) è cresciuto del 90%. Sono stati presi di mira anche presidi di facoltà e Rettori delle università, che sono stati obbligati a dimettersi. L'università più colpita è quella di Istanbul, l'ateneo pubblico di dimensioni maggiori: 95 tra professori e dipendenti sono stati sospesi e il Rettore dell'università Gazi di Ankara, Suleyman Buyukberber è stato arrestato dalla polizia turca con l'accusa di avere legami con il religioso Fethullah Gülen.