Che fine ha fatto il sogno europeo?
È il titolo della Lectio Magistralis che Alan Friedman, neo presidente del Centro Pannunzio, ha tenuto in occasione dell'apertura della stagione di appuntamenti dell'associazione culturale torinese.
In un libro del 2004 intitolato The European Dream: How Europe's Vision of the Future is Quietly Eclipsing the American Dream, l'economista statunitense Jeremy Rifkin teorizzava l'affermazione del sogno europeo che si stava rapidamente sostituendo a quello americano.
Con 25 nazioni (ora 28 Paesi membri), 455 milioni di abitanti e un PIL di 10.500 miliardi di dollari, gli Stati Uniti d'Europa avevano ormai superato quelli d'America ed erano diventati la più importante economia del pianeta. Per di più, rispetto agli americani, gran parte dei cittadini europei poteva contare su maggiori protezioni sociali, una più lunga aspettativa di vita, una migliore istruzione, più tempo libero e meno povertà, criminalità e degrado.
Secondo Rifkin l'Europa era diventata un gigantesco laboratorio dove ripensare il futuro dell'umanità: se il sogno americano promuoveva una crescita economica illimitata, la ricchezza individuale e la difesa degli interessi privati, quello europeo privilegiava lo sviluppo sostenibile, l'integrazione sociale e la responsabilità collettiva. Ma in questa macchina che sembrava funzionare perfettamente, qualcosa oggi sembra essersi rotto, la speranza si è trasformata in disillusione e molti cittadini europei sono insoddisfatti e preoccupati dell'operato dell'Unione Europea. Che fine ha fatto quel sogno europeo? Cos'è successo in questi quasi quindici anni nel Vecchio Continente?
Si è posto queste domande Alan Friedman, scrittore, giornalista e 9° presidente eletto del Centro Pannunzio, durante la sua Lectio Magistralis che ha aperto la stagione di appuntamenti dell'associazione culturale torinese. Secondo l'economista americano, il sogno europeo non gode di buona salute e i populismi di destra estrema, i nazionalismi e il razzismo ne sono chiaramente il sintomo. Il disagio economico sociale di alcune parti dell'Europa si è trasformato in malessere generale.
"L'Europa oggi è una famiglia disfunzionale - ha dichiarato Alan Friedman ai microfoni di Unitonews - ma questo non vuol dire che dobbiamo mollare. Il progetto Erasmus, ad esempio, è uno dei pilastri di questo sogno proprio perché l'Europa è abitata da diverse lingue e culture, e trascorrere un periodo di studi in uno Stato membro arricchisce sicuramente e contriubuisce a far diventare dei buoni cittadini europei".