Capire la diffusione delle bufale e come contrastarle: un approccio computazionale
La diffusione di fake news attraverso strumenti di comunicazione tradizionali e più avanzati come i social media, è stata ultimamente al centro di discussioni accademiche e politiche.
Il Prof. Giancarlo Ruffo del Dipartimento di Informatica dell'Università di Torino, durante il 99° incontro del ciclo de "I Mercoledì di Nexa", ha tenuto un affollato seminario dal titolo "Capire la diffusione delle bufale e come contrastarle: un approccio computazionale".
Al centro dell'incontro la domanda alla quale si è provato a dare una risposta è stata: esiste una possibilità per una cosiddetta "bufala" di diffondersi e diventare "post-verità" anche a fronte di un'attività costante di confutazione fattuale da parte di fonti autorevoli (il cosiddetto "debunking")? Il problema è stato affrontato per mezzo di un modello matematico di diffusione delle informazioni in reti sociali ispirato ai modelli epidemiologici computazionali già esistenti: la loro ridefinizione ha consentito di rappresentare la bufala come fosse un virus e l'azione di debunking come il suo vaccino. Nel modello sono stati incorporati anche parametri tipici di un fenomeno di diffusione dinamico che coinvolge essere pensanti che sviluppano un'opinione, nei confronti della quale possono assumere una posizione netta e poco propensa alla discussione o che, al contrario, possono in fretta dimenticare il parere precedentemente acquisito.
I risultati simulativi sono stati validati anche grazie ai dati che è possibile raccogliere da diverse bufale e smentite di natura virale che si sono diffuse grazie ad alcune popolari piattaforme di social media. Sembra possibile concludere che il grado di successo di diffusione della notizia falsa e non verificata può variare sensibilmente in base alla struttura della rete sociale, alla segregazione esistente tra i gruppi che esprimono posizioni contrastanti e al ruolo che decidono di giocare gli utenti nei confronti dei loro cosiddetti "legami deboli". Sebbene sembra che le condizioni secondo le quali una bufala ben congegnata rischi di vincere la sua competizione contro la verità siano molte, un risultato importante di questa ricerca riguarda soprattutto l'individuazione di alcuni casi in cui invece la diffusione della bufala può essere interrotta anche grazie ad un'azione tempestiva e localizzata di "debunking" serio e autorevole.
La ricerca, che è stata raccontata ai partecipanti dell'incontro organizzato dal Centro Nexa ed i cui risultati sono stati commentati durante il dibattito che è seguito al seminario, è iniziata più di tre anni fa ed è stata centrale per il lavoro di dottorato della Dr.ssa
Marcella Tambuscio, attualmente assegnista di ricerca presso il dipartimento di informatica. Questa attività è stata svolta in collaborazione con uno dei più importanti centri di ricerca di livello internazionale che si occupano di scienza delle reti, reti complesse, scienze sociali computazionali e scienza dei dati: il CNetS che ha sede presso l'Indiana University e che è diretto dai Prof.
Filippo Menczer e
Alessandro Flammini.