EQPR: il Passaporto Europeo per il riconoscimento dei titoli dei rifugiati
Un progetto promosso dal CIMEA, su impulso del Consiglio d'Europa e in collaborazione con l'Università di Torino
Tra le molte difficoltà che i migranti si trovano a fronteggiare durante i loro viaggi c'è quello di riuscire a dimostrare di aver completato un percorso di studi. Di essere in possesso di un diploma o di un attestato che li qualifichi.
Per questo motivo è nato l'EQPR - Passaporto Europeo per le Qualifiche dei Rifugiati, un progetto promosso da CIMEA (Centro italiano di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche) su impulso del Consiglio d'Europa e in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino. Alla presentazione ufficiale del progetto, lunedì 12 novembre presso la Sala Multifunzionale della Cavallerizza Reale, sono intervenuti la Prof.ssa Lorenza Operti, Vice Rettrice per l'internazionalizzazione di UniTo, la Dott.ssa Chiara Finocchietti, Vice Direttrice del CIMEA e il Dott. Samir Heco del Consiglio d'Europa.
Il Passaporto Europeo per le Qualifiche dei Rifugiati è un documento che contiene la valutazione dei titoli accademici dei rifugiati i quali, pur avendo conseguito un diploma o una laurea, non hanno con sé la relativa documentazione per dimostrarlo. Inoltre, il Passaporto contiene informazioni sulle esperienze lavorative e sulle competenze lingistiche dell'individuo.
Il CIMEA ha promosso e attivato un Coordinamento Nazionale per la valutazione dei titoli, composto da esperti del settore amministrativo operanti all'interno delle istituzioni. All'iniziativa ha aderito un terzo degli atenei italiani su base volontaria.
La fase pilota di sperimentazione è partita il 1° giugno 2017 e, in un solo anno, il CIMEA ha svolto 296 valutazioni di titoli di rifugiati, rilasciandone 237 a titolo gratuito. Molti i Paesi membri del Consiglio d'Europa che hanno aderito all'iniziativa oltre all'Italia: Canada, Armenia, Olanda, Grecia, Novervegia e Regno Unito hanno iniziato a introdurre con successo tale metodologia.
L'obiettivo è che le informazioni contenute nel Passaporto vengano accettate e interpretate in qualsiasi Paese europeo. Secondo le stime fatte dal CIMEA nel lungo periodo, questo meccanismo andrà ad ammortizzare i costi sostenuti dallo Stato ospitante, facilitando e accelerando la valutazione delle qualifiche dei rifugiati.