Unito in controtendenza con la media nazionale per immatricolati e occupazione
Nuove tecnologie, management, corsi di laurea in lingue inglese tra le scelte più gettonate
All'Università di Torino, in controtendenza rispetto alla media nazionale, crescono gli immatricolati. Il dato più eclatante riguarda le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale che per il nuovo Anno Accademico riportano un incremento dell'8,29% in più rispetto all'anno precedente. Si tratta di oltre 14 mila nuovi studenti che hanno deciso di cominciare il proprio percorso di studi all’Università di Torino.
Anche le iscrizioni alle lauree magistrali dell’università di Torino, recentemente chiuse, confermano una propensione stabile ed elevata alla prosecuzione degli studi: 4563 immatricolati. Nel tempo si registrano infatti modeste oscillazioni: il 2015-16 presenta un piccolo decremento congiunturale dell’1,17%, rispetto al 2014-15 che aveva registrato invece un piccolo incremento.
“L’università” secondo Gianmaria Ajani, Rettore dell’Ateneo “continua a fare la differenza, non soltanto dal punto di vista della collocazione sul lavoro, ma anche più in generale dal punto di vista del bisogno di laureati che ha il nostro paese”.
Per le lauree magistrali in particolare, le scelte degli studenti sono, come in passato, molto mirate e sensibili a proposte di campi innovativi come le nuove tecnologie, il management, l’ambiente, l’internazionalità, nelle loro varie declinazioni, a proposte classiche supportate da sbocchi professionali riconoscibili, dalla fisica alle letterature e pedagogie, a proposte più culturali. Sono invece apparse più tradizionali e meno promettenti agli occhi di questa nuova leva di matricole le lauree magistrali dedicate ad alcuni ambiti delle scienze economiche, sociali, naturali e alle lingue.
Analizzando gli anni precedenti risultano però evidenti oscillazioni anche delle singole lauree che rendono congiunturali i dati. Le nuove lauree proposte negli ultimi due anni nei campi ict, scienze della vita e data science hanno tutte registrato una consistente adesione.
TASSO DI OCCUPAZIONE
L’insieme dei dati conferma però che le scelte concrete dei giovani, con la loro consistenza numerica e selettività, contraddicono ostinatamente lo stereotipo caro ad alcuni media che ‘laurearsi non serve’. I giovani che si iscrivono a Unito evidentemente non la pensano così e dopo qualche anno dalla laurea, almeno finora, hanno trovato conferma della loro opinione che laurearsi serve, se per quasi tutti i gruppi disciplinari il tasso di occupazione dopo tre anni è superiore all’85% secondo le rilevazioni di Alma laurea (http://www.unito.it/ateneo/pianificazione-e-bilanci/rapporto-di-sostenibilita,p.163).
Ma perché i laureati all’Università di Torino trovano più lavoro rispetto ai colleghi di altre regioni? Secondo il Rettore “Indubbiamente perché escono con un titolo di un Ateneo importante, quindi un titolo che pesa, soprattutto nell’ingresso del mondo del lavoro in regioni diverse dal Piemonte. Non dimentichiamoci che la nostra area, nel nord, è fra quelle, se non quella, che più risente della difficoltà di occupazione dei giovani fra i 25 e i 34 anni”. Inoltre continua Ajani “un dato di occupazione come quello che abbiamo rilevato interessa anche l’occupazione ad un certo numero di mesi dalla laurea, in contesti diversi dal nostro paese, quindi occupazione all’estero”.
Guarda l'intervista completa a Gianmaria Ajani