Tutti i numeri sulla mobilità della comunità universitaria
Sono stati presentati i risultati dell’indagine MobilitaUniTo, che ha visto coinvolte 17.500 persone tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo
L’indagine MobilitaUniTo, condotta dal Green Office di UniTo, la struttura creata con l’obiettivo di monitorare e migliorare la sostenibilità ambientale in Ateneo, ha coinvolto un campione di quasi un quarto dell’intera popolazione universitaria, e descrive gli spostamenti casa-università con precisione in termini di modalità di spostamento singole o combinate e tempi di viaggio, facendo attenzione alla stagionalità estate-inverno e alle differenze tra le componenti della comunità.
Secondo i dati raccolti, solo la metà dei tragitti casa-università sono uni-modali, compiuti cioè con un’unica modalità di spostamento: sempre più, infatti, la mobilità diviene intermodale, combinando in modo efficiente e potenzialmente rispettoso per l’ambiente e la qualità della vita diversi sistemi di trasporto.
Come modalità principale del viaggio (in termini di tempo di uso), eventualmente combinata con altre modalità, l’auto privata è scelta solo nel 16% dei casi, a fronte di un 25% del trasporto pubblico urbano e di un 18% della ferrovia. La bicicletta è il mezzo prevalente solo nel 4,2% dei casi, ma nella stagione più estiva la quota raddoppia arrivando quasi all’8%, affiancata dal bike sharing che aggiunge un 0,6% d’inverno e quasi un 2% d’estate.
Rilevante anche la quota che va prevalentemente a piedi in università, pari al 12%. Distinguendo per ruolo tra studenti, docenti e personale tecnico, tuttavia, si evidenziano differenza significative, laddove i docenti usano l’auto molto di più, con punte oltre il 40% d’inverno, e molto poco il Trasporto Pubblico Locale. Per converso tra i docenti vi è anche una rilevante quota di ciclisti (12-13%), superiore alle altre categorie, laddove gli studenti sono più assidui utilizzatori di bus, tram e metropolitana (utilizzati in modo prevalente dal 50% di essi).
In ogni caso, la percezione soggettiva di soddisfazione per come si svolge il proprio tragitto casa-università è migliore per ciclisti e pedoni (con un voto intorno a 8/10), con a seguire il bike sharing (voto 7), l’auto privata solo 6° con voto di 6,5. Insoddisfazione è invece segnalata da chi ha treno o autobus come modalità prevalenti di viaggio.
Considerando l’intero spettro di modalità di viaggio combinate e raggruppando quelle ad elevato grado di sostenibilità (in sostanza tutte le combinazioni tra Trasporto Pubblico Locale e la cosiddetta active mobility, a piedi ed in bici), i dati premiano gli studenti, con oltre l’80 di spostamenti pienamente sostenibili, mentre i docenti si fermano al 55% e il personale tecnico al 60%.
Considerando i poli principali dell’Ateneo, i grossi poli urbani sono tutti assestati tra il 70 e l’85% di spostamenti sostenibili. In cima alla classifica Palazzo Nuovo, con l’85%, con in coda invece Corso Unione Sovietica, che supera a fatica il 70% di spostamenti pienamente sostenibili. Più indietro le sedi extraurbane, come Grugliasco od Orbsassano.
Va anche osservato che la bicicletta viene poco segnalata come mezzo principale, ma se si includono tutti coloro che in compagnia ad altre modalità la usano per una tratta, passiamo al 19% dei docenti, staccando gli studenti (9%) e il personale (14%).
Tra le criticità percepite come problematiche, la congestione del traffico prevale, insieme all’affollamento eccessivo del Trasporto Pubblico Locale (che presenta comunque rilevanti criticità anche sulla puntualità e frequenza.
Se però si va a vedere la modalità di spostamento prevalente degli individui, è evidente che le criticità sono diverse in base a quest’ultima: ad esempio per chi usa in tutto o in parte la bicicletta, la mancanza di percorsi sicuri per tale mezzo è molto condivisa (70%), così come l’affollamento del Trasporto Pubblico Locale è problema quasi unanime tra chi dichiara tale modalità di trasporto come prevalente. L’impressione è quindi che le valutazioni siano fortemente legate alle proprie specifiche abitudini, fato ragionevole anche se forse sintomo di una non sempre pienamente razionale scelta di modalità.
"Grazie a questa indagine - ha spiegato il prof. Andrea Scagni coordinatore del Working Group Mobility di UniToGO - sappiamo qual è la quota modale che si sposta in auto, autobus, tram, metropolitana e in bicicletta con un dettaglio notevole anche nei casi di multimodalità, ossia quando le persone usano più mezzi. Possiamo quindi porci degli obiettivi chiari e trasparenti da raggiungere da qui al 2020 e quindi cercare di aumentare la quota di mobilità attiva e diminuire la quota di auto private".