Riconoscere e reagire alla violenza sessuale: cosa pensano gli studenti
Presentati i risultati dell’indagine “Riconoscere e reagire alla violenza sessuale – USVReact: atteggiamenti e opinioni degli/lle studenti/esse di Unito e di Polito
3043 studenti/esse dell'Università e 1034 del Politecnico hanno risposto ad un'indagine condotta dal CIRSDE - Centro
Dalla ricerca emerge che nei due Atenei gli studenti e le studentesse percepiscono una bassa percentuale di situazioni moleste o violente e le molestie percepite sono prevalentemente tra le meno gravi: ad esempio, il 10,5% in Unito e il 12% in Polito denuncia che con una certa frequenza «qualcuno negli ultimi 3 mesi abbia fatto commenti espliciti e/o offensivi, in pubblico o in privato»; altre situazioni si sono verificate con frequenza decisamente più bassa.
La maggior parte dei/lle rispondenti di entrambi gli Atenei, inoltre si dichiara pronta a intervenire nel caso in cui assistesse o venisse a sapere di situazioni di violenza di genere: ad esempio, circa l’80% dei rispondenti afferma che quasi certamente “darebbe a un’autorità preposta in università delle informazioni in suo possesso che potrebbero essere di aiuto in un caso di violenza sessuale, anche se gli/le amici/he o colleghi/e fanno pressioni perché non dica nulla”.
A fronte di questo quadro complessivamente positivo, vale tuttavia la pena portare la riflessione sul fatto che assai meno rispondenti (45% in Unito, 35% in Polito) affermano che “esprimerebbero il loro disagio quando qualcuno fa una battuta sul corpo di una donna” e di questi, in misura significativamente minore gli uomini.
Analogamente il 23% in Unito e il 24% in Polito si dichiara d’accordo con l’affermazione che “Quando i ragazzi commettono violenza, di solito lo fanno a causa del loro forte desiderio sessuale”, a giustificare la violenza sessuale attraverso l’idea che gli istinti non possano essere controllati con la ragione, neppure da uomini pur adulti e istruiti. Il20% in Unito e il 22% in Polito concorda sul fatto che “Una ragazza che si comporta come una ‘sgualdrina’, si sta mettendo nei guai”, imputando la colpa della violenza subita alla vittima anziché a chi commette il reato. I dati evidenziano che sono soprattutto i ragazzi, rispetto alle ragazze, a “giustificare” queste situazioni di violenza.
In altri termini emerge ancora, almeno in parte, una cultura che non legittima, certamente, ma neppure stigmatizza con forza ogni forma di violenza di genere a partire da quelle più sottili, come le battute sessiste sul corpo di una donna. Sarebbe perciò importante promuovere quante più azioni a sostegno di un cambiamento culturale, come ad esempio la formazione prevista dal presente progetto, a contrasto e, meglio, prevenzione di ogni forma di violenza.
La ricerca, condotta da Norma De PiccoliNorma De Piccoli, coordinatrice locale del progetto e Mara Martini, ricercatrice del CIRSDE, è stata presentata durante il convegno “Università a supporto delle vittime di violenza sessuale: un percorso di formazione per servizi sostenibili nel tempo” che si è tenuto il 22 Maggio nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a cui sono intervenuti Loredana Segreto, Direttrice Generale dell’Università degli Studi di Torino, Marco Gilli, Rettore del Politecnico di Torino, Michela Meo, Pro-Rettore del Politecnico di Torino, Marco Giusta, Comune di Torino, Assessore alle Politiche Giovanili e delle Pari Opportunità, Città di Torino e Monica Cerutti, Assessora alle Pari Opportunità, Regione Piemonte.