Ri-portalo in circolo, recuperate oltre 1,7 tonnellate di materiali tessili nelle sedi UniTo
Grazie alla generosità dei donatori, in 5 giorni sono state raccolte oltre 1,7 tonnellate di materiali tessili di cui 1.150 kg di indumenti usati e borse/zaini in buono stato e 550 kg di tessuti e borse da recuperare.
Dal 21 al 25 novembre il Green Office dell’Università di Torino UniToGO, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, ha organizzato la seconda edizione di Ri-portalo in circolo. Nelle tre sedi dell’Ateneo (Campus Luigi Einaudi, Scuola di Management ed Economia e Palazzo degli Stemmi) si è svolta una raccolta straordinaria di indumenti usati, borse/zaini e tessuti di medie/grandi dimensioniaffiancata da una campagna informativa sugli impatti ambientali del settore tessile. I materiali donati dai partecipanti sono stati raccolti dai partner dell’iniziativa, la Cooperativa Esserci e il suo laboratorio di sartoria sociale Exito.
I numeri della seconda edizione
Grazie alla generosità dei donatori, in 5 giorni sono state raccolte oltre 1,7 tonnellate di materiali tessili di cui 1.150 kg di indumenti usati e borse/zaini in buono stato e 550 kg di tessuti e borse da recuperare.
La destinazione dei materiali dopo la raccolta
Gli abiti usati in buone condizioni sono stati ritirati dalla Cooperativa Esserci per distribuirli a persone che ne hanno bisogno all'interno dei loro progetti e servizi (come comunità e appartamenti per persone migranti e per la fragilità femminile, nella filiera dei lavoratori della sezione B della Cooperativa e nelle famiglie di minori segnalati per il rischio giuridico) e donati alle associazioni Aladino e Aliante
“Siamo molto soddisfatte della risposta che la comunità universitaria ha dato alla chiamata alla solidarietà che abbiamo lanciato con la seconda edizione di Ri-portalo in circolo”, hanno dichiarato Micol Maggiolini e Nadia Tecco, project manager del Green Office UniToGO. “Agire per la sostenibilità ambientale e sensibilizzare sugli impatti del tessile non può prescindere da uno sguardo allargato alla dimensione sociale: per questo abbiamo individuato come partner dell’iniziativa degli attori del territorio torinese che, con le loro attività ordinarie, consentissero il recupero e il riutilizzo dei materiali in un’ottica di sostenibilità ambientale ma anche con una valenza sociale e comunitaria”.
“Questa iniziativa del Green Office dell'Università di Torino” ha aggiunto Roberto Vendrame, coordinatore della Cooperativa Esserci, “è portatrice, dal nostro punto di vista, di un doppio valore: primo, quello di sensibilizzare alle attività di riciclo e riuso di abiti e del materiale tessile; secondo, di sostenere e diversificare questa attività affiancando le raccolte sui grandi volumi dei player specializzati con una raccolta territoriale ramificata sui piccoli volumi. L'importanza di questa diversificazione sta nel contenere le aree di business implicite nelle grandi raccolte valorizzando le piccole raccolte che più facilmente consentono il rapporto diretto con il destinatario e la valorizzazione del contenuto sociale dello scambio. Vista la grande quantità raccolta pensiamo di considerare anche in futuro delle collaborazioni con il Green Office”.
Impatti sull’ambiente del settore tessile
L’industria tessile e dell’abbigliamento genera un’impronta ecologica non sostenibile ed è uno dei più inquinanti, ma dispone di un grande potenziale di sviluppo verso un'economia circolare. Il settore incide in modo significativo sulla produzione delle fibre, sull’impiego di prodotti chimici e materiali plastici, sulla gestione del fine vita, sullo sfruttamento dei lavoratori ed il consumo di risorse e di acqua. Dal 2000 al 2015 a livello globale la sua produzione è raddoppiata e a causa della riduzione dei prezzi e del ciclo di vita degli indumenti.
CO2
L’industria tessile genera il 10% delle emissioni globali di CO2, una quota maggiore delle emissioni prodotte dai voli internazionali e dal trasporto marittimo insieme. A livello mondiale, il contributo al riscaldamento globale varia da 1,2 a 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. In Europa, secondo l’European Environment Agency, la produzione e il consumo di abbigliamento, calzature e tessili casalinghi hanno generato (in EU-28) emissioni pari a 654kg CO2eq pro capite nel 2017, che equivalgono ad un viaggio aereo di andata e ritorno da Madrid a Copenaghen.
Acqua
L’acqua è una risorsa fondamentale per l’industria della moda: dalle piantagioni di cotone ai processi di tintura, fino all’oblò della lavatrice nelle nostre case. Ad esempio per realizzare un paio di jeans servono tra i 7 e i 10 mila litri d’acqua e il settore della textile and clothing industry consuma 79 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, pari a 32 mila di piscine olimpioniche. L’impronta idrica varia a seconda del tipo di tessuto e, soprattutto, per ogni settore merceologico esistono scelte più o meno impattanti sul consumo di acqua.
Microplastiche
Quasi l’8% delle microplastiche europee rilasciate negli oceani deriva da tessuti sintetici. (a livello globale la stima varia dal 16% al 35%). La maggior parte delle microplastiche viene rilasciata durante i primi lavaggi in particolare dai materiali sintetici, ma anche produzione, utilizzo e smaltimento generano microplastiche. La diffusione dei materiali plastici in aria, acque e suolo rappresenta una minaccia per l’ambiente, gli ecosistemi e la salute umana.
Ri-portalo in circolo, evento patrocinato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, è un’iniziativa inserita nel calendario della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2022 (SERR) il cui focus tematico riguarda il Tessile circolare e sostenibile.