My-AHA, una piattaforma ICT per invecchiare 'in salute'
L'Università di Torino lancia un progetto finanziato dall'Unione Europea che si pone l'obiettivo di combattere gli effetti della fragilità sulle persone anziane
L’invecchiamento della popolazione mondiale accelera a un ritmo incalzante: secondo un rapporto del Census Bureau, l'ufficio di censimento degli Stati Uniti, entro il 2050 gli oltre 65enni rappresenteranno quasi il 17% degli abitanti del pianeta contro l’8,5% attuale. E sempre secondo queste proiezioni, gli anziani saranno 1,6 miliardi entro il 2050, contro i 617 milioni di oggi.
Se il fenomeno globale dell'invecchiamento è un problema per i sistemi di welfare degli stati, che vedono aumentare le spese di assistenza sanitaria per gli anziani, può essere invece una fonte di opportunità d'investimento per la ricerca. Gli esperti hanno chiamato questa tendenza Silver economy (economia d'argento), cioè l'insieme di quelle attività dedicate all'invecchiamento delle nostre società.
In questo scenario si inserisce My-Aha "My Active and Healthy Ageing", un progetto lanciato dall'Università di Torino che si pone l'obiettivo di combattere la fragilità legata all'età e migliorare la qualità della vita dell'invecchiamento, andando a identificare i segni di fragilità fisica, cognitiva, psicologica e sociale in modo da poter intervenire precocemente per ridurne gli effetti sulle persone anziane. Tutto questo avverrà attraverso una piattaforma basata su tecnologie ICT, che analizzerà dati che riguardano aspetti come la qualità del sonno, l'umore, la postura, ecc. inviati tramite dei sensori - da indossare o meno - che serviranno per monitorare la vita quotidiana degli anziani.
"Se venissero applicati in tutta Europa questi sistemi di cura a distanza attraverso i sensori - spiega Alessandro Vercelli, direttore del Centro Interdipartimentale di Neuroscienze dell'Università di Torino - si risparmierebbero circa 12 milioni di giornate di ricovero ospedaliero e 40 milioni di persone potrebbero evitare di andare in casa di riposo".
Il progetto, vincitore di un bando dell'Unione Europea da 4,2 milioni di euro, sarà coordinato dal Centro Interdipartimentale di Neuroscienze (NIT) e dal Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), gli istituti di ricerca neuroscientifica dell'Ateneo, ma potrà contare sulla collaborazione di 16 gruppi di ricerca e aziende di Australia, Giappone e Corea del Sud, oltre che di diversi Paesi europei.