Media e scienza nell’era della comunicazione digitale
Nell'Aula Magna del Campus Luigi Einaudi si è tenuta una conferenza sul rapporto tra conoscenza scientifica e pseudoscientifica.
Se, da un lato, le nuove tecnologie hanno impresso un impulso alla sperimentazione di modelli di conoscenza basati sul libero accesso e sulla condivisione online, promuovendo spesso forme di ricerca trans-disciplinare innovative, dall'altro non sono poche – né di poco peso – le tensioni, le sfide e le criticità che questi mutamenti nella tecnica e nei linguaggi della comunicazione portano con sé. Stimolati da una mole crescente di notizie, dati e nozioni, i cittadini ridefiniscono il proprio ruolo attraverso un crescente e rinnovato attivismo sui temi scientifici. In alcuni casi questo interesse può sconfinare nel campo delle credenze pseudoscientifiche.
Il metodo del radon
per la previsione dei terremoti, la campagna “Don't
Google It”,
contro l'uso indiscriminato a scopo auto-diagnostico o auto-curativo
di informazioni mediche online da fonti non verificate, i gruppi
anti-vaccini, lo
scetticismo rispetto
al cambiamento
climatico
e, soprattutto, il recente caso “Stamina”,
hanno attirato l'attenzione di media e opinione pubblica. Il rapporto
tra conoscenza scientifica e pseudoscientifica
è riuscito a superare la soglia di attenzione dei mezzi
d'informazione a diffusione nazionale e internazionale. In questo
contesto il ruolo dei media diventa cruciale, perché sospeso fra un
rinnovato interesse per la comunicazione scientifica e una crisi
attribuibile alle evoluzioni del processo comunicativo della comunità
scientifica e dei cittadini.
Al Campus
Luigi Einaudi si è tenuta la conferenza 'Media
e scienza nell’era della comunicazione digitale',
promossa dal Dipartimento
di Culture Politica e Società
dell'Università
di Torino
e dalla rivista «Problemi
dell'Informazione»
edita da Il Mulino, proprio con l'intento di inaugurare uno spazio di dialogo costante tra i
vari attori istituzionali coinvolti in tensioni e conflitti
tecnoscientifici e
per porre un argine alla cosiddetta società della pseudoscienza.
"I social network - ha spiegato Giuseppe Tipaldo del Dipartimento di Culture, Politica e Società che durante la conferenza ha tenuto un keynote speech intolato Media e Scienza nell'era di Facebook - per come sono
stati pensati, progettati, implementati e per il modello di business che
hanno, contribuiscono alla dissoluzione mediatica della scienza e della
conoscenza esperta nella pseudoscienza. Lo fanno attraverso una serie
di elementi che sono stati abbondantemente studiati negli ultimi anni.
Il fenomeno delle camere di risonanza ad esempio fa sì che gli algoritmi
funzionino filtrando una enorme quantità di contenuti in base alle
preferenze pregresse degli utenti. Inoltre al momento non esiste uno
strumento che permette di differenziare le fake news dalle notizie
attendibili".