"Tutta la storia, dice Oehler, è una menzogna": la lezione conclusiva del Prof. Sergio Roda
Il docente di Storia Romana saluta studenti e collegi dell'Università di Torino, l'ateneo dov'è stato Preside e Prorettore Vicario
Quarant'anni di "storia" all'Università di Torino. In tutti i sensi.
Il Professor Sergio Roda ha salutato colleghi, amici e studenti di UniTo nella sua ultima lezione, tenutasi martedì 30 ottobre presso la Sala Lauree della Scuola di Scienze Umanistiche di Palazzo Nuovo. Con la lectio dal titolo "La storia, tutta la storia, dice Oehler, è una menzogna", Sergio Roda non conclude solo il corso di Storia Romana e la sua attività di Docente, ma scrive l'ultimo capitolo nell'Ateneo piemontese. Una storia iniziata nel 1971, con la Laurea in Lettere e Filosofia conseguita a 23 anni. Poi l'inizio della carriera accademica: borsista, contrattista, ricercatore. Infine Professore, prima come associato e, dal 1997, ordinario. Nel biennio 2002/2004 ha ricoperto la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e nei nove anni successivi (2004-2013) quella di Prorettore Vicario.
Una vita piena di impegni e interessi, anche al di fuori dell'Università di Torino. Il Prof. Roda è stato Presidente di numerosi enti, tra cui la Fondazione Fabretti Onlus, l'Istituto Confucio e l'Istituto Internazionale di Studi Asiatici Avanzati (CESMEO). Di pari passo con l'attività di Docente ha anche curato la Collana di Studi Tra/passato prossimo per CELID e la Collana di Studi "Il Potere e il Consenso" (Aracne ed. Roma).
"Per la lezione ho scelto un titolo provocatorio, tratto da un racconto di Thomas Bernhard" - ha commentato il Docente di UniTo, prima di congedarsi per l'ultima volta dai suoi studenti. "Proveremo a dire qualcosa sulla storia oggi, e sul ruolo diverso che essa ricopre in questa realtà globale. È sempre servito avere memoria. Oggi serve più del passato perché, in un mondo complesso come quello in cui viviamo, conoscere le premesse di ciò che è avvenuto è fondamentale. Non dico per non sbagliare nel futuro, ma quantomeno per interpretare il presente".