Giorno della Memoria, l'intervento del Rettore Geuna
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, nel quale si commemora la Shoah del popolo ebraico a opera dei nazisti. La data fu scelta perché nel 1945, proprio quel giorno, l’Armata Rossa abbatté i cancelli del lager di Auschwitz, il simbolo di quella tragedia. Il Giorno della Memoria ricorda, insieme alla Shoah, anche le leggi razziali volute dal fascismo, gli italiani che subirono la deportazione, la prigionia, la morte (internati militari, partigiani, operai, donne resistenti, rom, testimoni di Geova, omosessuali, malati) e «i giusti» che salvarono vite e protessero i perseguitati.
Come Università di Torino, la città di Primo Levi, che ha insegnato il dovere della memoria, vogliamo che il 27 gennaio sia occasione di riflessione e di difesa della democrazia contro l'odio e contro la violenza verso chi è diverso, in tutte le sue forme. Un tema purtroppo di estrema attualità, come dimostrano le cronache recenti. Consapevoli, come è giusto essere, di quanto complesso sia il rapporto tra storia e memoria.
Il Giorno della Memoria non sia una vuota rievocazione, ma rappresenti una presa di coscienza dei pericoli del negazionismo, del razzismo e dell'antisemitismo, non dimenticando le vittime del nazismo e del fascismo. La diffusione dei valori di civiltà, antifascismo e pace, anche attraverso lo studio della storia e l’analisi dei documenti del passato, è generatrice di cittadinanza attiva. È la coltivazione di quel passato che può assicurarci un presente più giusto. Nonché un dovere nei confronti dei testimoni ed è un omaggio duraturo alle vittime della deportazione e ai combattenti per la libertà.
Chiudo ricordando le parole di Liliana Segre, testimone della Shoah e senatrice della Repubblica Italiana: “Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.
Stefano Geuna