Equilibrio di genere nelle società per azioni: spunti di riflessione in ambito giuridico ed economico
Terzo e ultimo incontro del ciclo di conferenze “Società, mercati finanziari, proprietà intellettuale: quale futuro?”, organizzato dall’Accademia delle Scienze di Torino
Si terrà giovedì 12 maggio, alle 17 in Via Accademia delle Scienze 6, il terzo e ultimo appuntamento di Società, mercati finanziari, proprietà intellettuale: quale futuro? il ciclo di conferenze organizzato dall’Accademia delle Scienze di Torino che intende fornire spunti di riflessione sulle prospettive di evoluzione delle società per azioni, dei mercati finanziari e della proprietà intellettuale,
L’incontro, che vedrà la partecipazione quale relatrice della Prof.ssa Eva Desana, ordinaria di Diritto Commerciale nel Dipartimento di Giurisprudenza UniTo, è dedicato all’equilibrio di genere nelle società per azioni e, in particolare, in quelle quotate in borsa. Verrà esaminata la disciplina introdotta, a partire dalla legge n. 120 del 2011 (cd. Legge Golfo-Mosca), che ha imposto, seppure per un tempo limitato, l’obbligo di riservare una quota delle cariche di amministratore e di componente degli organi di controllo delle società quotate e di quelle a controllo pubblico al genere sottorappresentato, costituito sino ad ora in Italia dalle donne.
Durante l’incontro verranno analizzati i fondamenti costituzionali dell’equilibrio di genere nelle società, sottolineando che i relativi provvedimenti non si traducono semplicemente in azioni positive volte a rimuovere gli ostacoli alle carriere femminili, ma rispondono anche a ragioni di efficienza: è infatti dimostrato da numerosi studi economici che la gender diversity all’interno degli organi favorisce la formazione di un pensiero critico e si riflette positivamente anche sui principali indicatori economici che misurano le performance delle società.
Si sottolineerà come grazie a questi interventi, in Italia, la percentuale di donne che siedono nei consigli di amministrazione delle società quotate sia passata dal 7,4% – registrato nell’anno del varo della legge – all’attuale soglia che raggiunge il 41%. Inoltre, si metterà in luce la portata espansiva di queste disposizioni, inizialmente introdotte con riferimento agli organi apicali delle società quotate e a controllo pubblico, ma recentemente estese alle banche e ora oggetto di attenzione anche nel settore delle imprese di assicurazione.
Si darà anche conto di alcune iniziative legislative de iure condendo volte a ridurre la sottorappresentazione femminile anche nelle altre società che superino determinate soglie, nonché in altri ambiti (quali gli organi decisionali delle authorities e gli organi costituzionali) e che sono sollecitate indubbiamente dalla pessima posizione rivestita dall’Italia nel Global Gender Gap Index, indice elaborato dal World Economic Forum, che misura la distanza di un Paese dalla parità di genere (l’Italia è al 63 posto, mentre la Francia è al 16 posto, la Germania all’11, la Spagna al 14 posto, il Portogallo al 22 e l’Albania al 25).
Ci si soffermerà anche sul legame fra la promozione della gender diversity e la sostenibilità, ricordando che l’Obiettivo n. 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile elaborata dalle Nazioni Unite (OSS/SDGs Sustainable Developement Goals) mira a raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze e, fra gli altri, a “Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership a ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica” (traguardo 5.5).
Infine ci si interrogherà sugli strumenti che possono essere adottati nel nostro Paese per contribuire a superare il divario di genere e ad attenuarne gli effetti negativi che si ripercuotono sull’economia, anche facendo cenno alle novità introdotte in attuazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.