Due studi fanno luce sugli aspetti psicologici del fine vita
Due studi condotti in sinergia fra il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino e il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste hanno indagato l’impatto della demoralizzazione nei malati oncologici in fase terminale
La demoralizzazione è un costrutto psicologico clinico che fa riferimento alla presenza persistente di sentimenti di mancanza di speranza, senso di impotenza e fallimento, difficoltà a far fronte a situazioni stressanti e alla perdita di significato e scopi della propria vita. La demoralizzazione viene spesso inclusa o confusa con la presenza di depressione, ma si tratta di una condizione distinta, centrata sulla percezione di inutilità personale e sulla mancanza di progettualità, piuttosto che sulla perdita di interesse o sull'incapacità di provare piacere per attività solitamente gratificanti, che sono sentimenti tipici, invece, della depressione.
Sebbene esistano interventi psicologici efficaci nel ridurre o prevenire i sentimenti della demoralizzazione, spesso la sua presenza non viene trattata nell’ambito delle cure palliative, in quanto considerata una reazione comprensibile e quasi naturale da parte dei pazienti affetti da cancro in fase terminale. Eppure, questi sentimenti portano ad un crescente senso di sconfitta e, talvolta, al desiderio di morte accelerata nell’individuo.
La Dott.ssa Valentina Tesio, dell’Università di Torino, e la Dott.ssa Ada Ghiggia dell’Università degli Studi di Trieste, in collaborazione con la SSD Psicologia Clinica della A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, in particolare con lo psicologo e psicoterapeuta Dott. Andrea Bovero, stanno portando avanti una serie di studi al fine di fornire nuove evidenze sui fattori psicologici che incidono negativamente sulla vita dei pazienti oncologici in fase terminale, inclusa la demoralizzazione, al fine di migliorarne la presa in carico.
Dal primo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Psycho-Oncology e successivamente presentato al 24° Congresso Mondiale della “International Psycho-Oncology Society”, tenutosi a Milano, è emersa l’elevata diffusione dei sentimenti della demoralizzazione nei pazienti nel fine vita. Infatti, quasi metà del campione, costituito da 170 pazienti con cancro terminale in cure palliative, ricoverati in ospedale o in hospice, ha mostrato la presenza di demoralizzazione di grado severo e un altro 15% circa ha mostrato la presenza di una demoralizzazione di grado moderato. Ma il dato più importante che è emerso dallo studio riguarda il legame fra la demoralizzazione e la qualità della vita di questi pazienti. Infatti, i dati hanno evidenziato il notevole peso che la demoralizzazione ha nel compromettere la qualità di vita, e di morte, dei pazienti oncologici in fase terminale, configurandosi come il fattore che incide maggiormente sul benessere psico-fisico di questi individui.
Il secondo studio, condotto su un campione di 140 pazienti con diagnosi di cancro in fase terminale in cure palliative e pubblicato sulla rivista scientifica Behavioural Sciences ha indagato il legame fra la demoralizzazione e la spiritualità. La spiritualità, che non è riconducibile alla mera religiosità, ha a che fare con ciò che provoca nell’uomo un senso di trascendenza per la vita e implica la ricerca di un significato più profondo. Mantenere o incentivare la spiritualità nei pazienti con malattia in fase avanzata è fondamentale, in quanto essa contribuisce ad alleviare il disagio psicologico e migliorare la qualità di vita dei pazienti, attenuando il senso di impotenza e i sentimenti di angoscia. La spiritualità è, infatti, considerata un fattore protettivo per il benessere psico-fisico dei pazienti in fase terminale, tanto da essere uno dei bisogni, insieme ai bisogni di natura fisica, psicologica e sociale, di cui le cure palliative sono chiamate a farsi carico secondo l’OMS. I risultati dello studio hanno confermato le aspettative, mostrando come la demoralizzazione abbia un ruolo importante nel ridurre i livelli di spiritualità dei pazienti, compromettendo il benessere spirituale dei pazienti.
Nel complesso, questi studi evidenziano come i sentimenti di demoralizzazione siano ampiamenti diffusi nei pazienti con cancro in fase terminale, e hanno permesso di sottolineare quanto la loro presenza abbia un peso importante nel determinare una riduzione del benessere psico-fisico e spirituale di tali pazienti. Emerge pertanto la necessità, nell’ambito delle cure palliative, di identificare e intervenire precocemente su quei sentimenti di mancanza di speranza, senso di impotenza e fallimento, che possono portare il paziente a esperire una perdita del significato e dello scopo della propria vita, al fine di sostenere la dignità dei pazienti terminali anche negli ultimi istanti di vita.