Cancro al seno: dopo la diagnosi, quali effetti sulla psiche del paziente?
Lo studio, pubblicato su Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, fa chiarezza sulla complessa relazione tra gli esiti negativi e positivi dell’esperienza traumatica del cancro
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy mette in luce la complessa relazione tra la sintomatologia depressiva e la possibilità di sperimentare un cambiamento positivo in pazienti con cancro al seno. Il gruppo di ricerca ReMind the Body, coordinato dal Prof. Lorys Castelli, in collaborazione con la Psicologia Clinica e Oncologica della A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, si occupa da anni degli aspetti psicologici coinvolti nell'esperienza traumatica del cancro che implica una rottura profonda nell’identità e nella dimensione esistenziale della persona.
In particolare, le ricercatrici Annunziata Romeo e Marialaura Di Tella hanno messo in luce che, nonostante la presenza di elevati livelli di sintomi depressivi durante il periodo della diagnosi di tumore al seno, a distanza di due anni, le donne, tutte libere da trattamenti chemio e radio-terapici da almeno un anno, manifestavano cambiamenti psicologici profondi e positivi in ambito personale, relazionale, spirituale e in generale un maggior apprezzamento alla vita.
Il tumore al seno rappresenta un evento altamente stressante che può portare allo sviluppo di esiti negativi come il distress psicologico. L’esperienza traumatica, di contro, potrebbe anche favorire un’esperienza di cambiamento positivo che i ricercatori definiscono “Crescita Post-traumatica” (PTG). Alla base della PTG sembra esserci un processo emotivo e cognitivo di “ri-significazione” della propria esperienza intra-psichica e interpersonale e la possibilità di ricostruire le proprie convinzioni su sé stessi e sul mondo. Questo a sua volta può portare a un migliore adattamento all'evento traumatico e alla riduzione del disagio psicologico nel tempo.
Lo studio è stato condotto su 147 pazienti, sottoposte a una valutazione dei sintomi depressivi al momento della diagnosi e dopo due anni al fine di indagare il loro potenziale impatto sui livelli di PTG a due anni dalla diagnosi. I risultati evidenziano che livelli elevati di sintomi depressivi al momento della diagnosi del cancro, possono essere considerati catalizzatori per la crescita al follow-up, a condizione che i sintomi depressivi si manifestino solo nel primo periodo della malattia per poi risolversi.
Questo studio non solo rappresenta un passo avanti nella conoscenza dei meccanismi psicologici implicati nella malattia, ma diviene una riflessione utile per chi opera in campo clinico al fine di realizzare interventi psicologici tempestivi volti a migliorare la qualità di vita dei pazienti.