Arte e politica nell'installazione di Fatma Bucak in Rettorato
Performance, fotografia, sound e video indagano la complessa dimensione della politica attuale turca e svelano la censura dei media
L'affollata Lectio Magistralis dell'artista Fatma Bucak ha aperto ufficialmente la sua mostra dal titolo Remains of what has not been said allestita in una delle sale della Biblioteca Storica di Ateneo "Arturo Graf" nel Palazzo del Rettorato in via Po 17.
L'installazione è composta da una serie di fotografie ottenute secondo un processo temporale che ha previsto la raccolta e la catalogazione quotidiana dei principali giornali turchi, in 84 giorni a partire dal 7 febbraio 2016, la data dell'uccisione di Cizre nel sud-est della Turchia. La mostra si apre con il video Scouring the press in cui due donne curde e l'artista vengono riprese mentre lavano le pagine dei quotidiani raccolti sino a renderle opache, anonimi fogli privi di contenuto. Ad accompagnare questa performance video una serie di 84 fotografie nelle quali l'acqua sporca, utilizzata per il lavaggio dei giornali, è raccolta in contenitori di vetro segnati da una data che le mani dell'artista porgono verso il pubblico.
"Fare arte per me - ha spiegato l'artista - significa avere uno spazio in cui io posso pensare senza dovermi limitare, senza avere dei confini. È uno spazio del pensiero nel quale posso produrre, pensare, riflettere e creare un altro spazio da condividiere".
Il progetto artistico di Fatma Bucak, che comprende performance, fotografia,
sound e video, indaga infatti la complessa dimensione della politica attuale
turca, con una particolare attenzione alla censura e all'ambiguità che i
media ufficiali stanno utilizzando in questi anni per trattare fatti e
vicende che attraversano i Paesi della fascia mediterranea.
"In questo momento così delicato - ha continuato Fatma Bucak - specialmente nei Paesi dove ci sono problemi, per noi artisti è difficile porsi al di fuori della politica. Questo non vuol dire metterla al centro del proprio lavoro, o fare attivismo attraverso l'arte. Vuol dire confrontarsi con i limiti creati dalla politica. In questo senso credo che nessun artista possa definirsi apolitico, senza avere però il peso di dover rendere a tutti i costi politico il proprio lavoro".
La mostra, che resterà aperta dal 2 al 10 novembre, ha visto il coinvolgimento di 20 studenti e studentesse di UniTo dei Dipartimenti di Culture, Politica e Società e di Giurisprudenza attraverso la partecipazione al laboratorio “Arte, Diritti Umani e Attivismo”, coordinato da Lisa Parola, curatrice della Fondazione Sardi per l’Arte in collaborazione con il Prof. Alberto Odino e la Prof.ssa Marinella Belluati.