Antonio Gramsci studente dell'Università di Torino
Immatricolatosi nel 1911 nella Facoltà di Lettere e filosofia, nel 1916 rinunciò a proseguire gli studi universitari, per dedicare tutto il proprio impegno alla militanza politica.
L’Università degli studi di Torino ricorda il proprio studente Antonio Gramsci a ottanta anni dalla sua morte. Fino a venerdì 5 maggio 2017 nell'atrio dell'Archivio storico dell'Università nel Palazzo del Rettorato in Via Po 17 a Torino sono esposti alcuni documenti storici conservati dall'Ateneo sull'esperienza universitaria.
Antonio Gramsci giunge a Torino sul finire dell’estate del 1911. Ha poco più di vent’anni: nato ad Ales (Cagliari) il 22 gennaio 1891, ha studiato a Ghilarza, Santu Lussurgiu, Cagliari, dove ha conseguito la licenza liceale. Per iscriversi all’Università di Torino concorre ad una delle borse di studio di 70 lire mensili, offerte dal Collegio Carlo Alberto agli studenti poveri delle vecchie provincie del Regno di Sardegna (con lui si presentano Togliatti, Augusto Rostagni, Leonello Vincenti). Vince la borsa e a novembre si iscrive alla Facoltà di Lettere. A quel tempo le aule si trovavano nell'attuale palazzo del Rettorato. Gramsci non frequenta solo i corsi della sua facoltà ma anche quelli tenuti a Giurisprudenza da Einaudi e Ruffini in particolare. A Lettere si lega soprattutto a due professori, Matteo Bartoli, di Glottologia, e Umberto Cosmo, di Letteratura italiana. Dà il suo ultimo esame nell'aprile 1915: non si laureerà mai. Già negli ultimi mesi del 1913, ha avuto i primi contatti col movimento socialista torinese, in particolare coi giovani del «Fascio centrale». Fin dal 1914 si avvia al lavoro di intellettuale militante: ai primi di dicembre del ’15, entrando a far parte della redazione torinese dell’«Avanti!», inaugura un’intensa attività giornalistica come editorialista politico, polemista civile e cronista teatrale, che durerà fino a tutto dicembre 1920.
Gramsci, resta soprattutto segnato dai suoi anni di formazione a Torino. E della città si fa interprete nel corso degli anni dal 1914 al 1922. La Torino di quel periodo è spesso designata come la città di Gramsci e di Gobetti. Per il sardo che aveva lasciato la sua isola nel 1911 si era trattato di un grande balzo in avanti. Negli anni Trenta, descrisse poi la sua condizione di partenza come quella di un triplice o quadruplice provinciale. A quel punto era di fatto un teorico di alto livello. I suoi scritti uscirono in volume dopo la seconda guerra mondiale e fecero di lui un autore noto come pochi altri a livello internazionale.