Anatomia della violenza: le radici del comportamento criminale
Lectio magistralis del Prof. Adrian Raine all'Università di Torino
Sociologia VS biologia: i fattori sociali possono spiegare in maniera esaustiva l’origine della violenza?
Adrian Raine, illustre criminologo e docente all’Università della Pennsylvania, risponde alla questione nella sua Lectio Magistralis Anatomia della violenza: le radici del comportamento criminale, tenutasi il 9 marzo presso l’Aula Magna dell’Università di Torino.
Il neuroscienziato capovolge l’obiezione anti-biologistica per condurci attraverso un affascinante quanto controverso ambito di studi, la neurocriminologia: racconta di evoluzione, di interazione natura-cultura (nature and nurture) e di prevenzione genetica, associando funzioni e aree cerebrali a risposte comportamentali, ma non solo. Il suo percorso si distacca dal più lontano antenato scientifico Cesare Lombroso, quando afferma come l’incidenza di fattori di rischio sociale, l’esposizione di un individuo a situazioni traumatiche, la scarsità di condizioni di vita stabili possano attivare micce silenti, scatenando reazioni violente.
Infatti, secondo Raine, l’interazione tra biologia e fattori esterni non solo non scompare, ma può fungere da detonatore di risposte comportamentali, anche antisociali, che variano da individuo a individuo a seconda dello specifico corredo genetico di ciascuno.
E’ così forse possibile analizzare, prevenire, monitorare e, se non “curare”, almeno contenere il "comportamento criminale"? Il professore nell’intervista video individua alcune azioni di intervento attuabili, tuttavia, la tematica necessita di un approccio e di provvedimenti ad ampio raggio. In questo campo, infatti, i risultati non si limitano all’ambito scientifico, ma escono dal laboratorio per interagire con altre discipline e altri sistemi, soprattutto istituzionali, come quello della giustizia o del penale.
Raine illustra come il rapido sviluppo delle neuroscienze, applicate al comportamento umano, e della neuroetica, intesa come gli studi neuroscientifici applicati al sistema della giustizia, stiano suscitando tensione tra i concetti di responsabilità e pena e tra trattamento e programmi di recupero dell’autore di reato.
“I risultati della ricerca scientifica– sostiene Georgia Zara, Presidente del Corso di laurea magistrale interdipartimentale in Psicologia criminologica e forense primo in Italia ad essere istituito in questo ambito di studi - evidenziano sempre di più come dietro lo sviluppo di una carriera criminale persistente e violenta ci sia una complessa interdipendenza tra fattori e processi criminogenici, neuropsicologici, biologici, spesso, psicopatologici, familiari, relazionali e sociali. È solo attraverso il riconoscimento di questa complessità che è possibile operare in modo sinergico per programmare interventi rivolti alla prevenzione del rischio di persistenza criminale, di tutela della comunità, e di recupero della persona autore di reato. Inoltre, in questo contesto la questione decisiva diventa quella di capire come rendere i risultati della ricerca scientifica utilizzabili all’interno del sistema della giustizia e coerenti con i vincoli che questo pone”.
Adrian Raine è Richard Perry Professor di Criminologia, Psichiatria, e Psicologia presso l’Università della Pennsylvania e Visiting Professor presso il Dipartimento di Psicologia alla Nanyang Technological University. Laureato in Psicologia sperimentale presso l’Università di Oxford (UK), consegue il PhD in Psicologia presso l’Università di York (UK). Le sue ricerche, a carattere interdisciplinare, si focalizzano sull’eziologia e sulla prevenzione del comportamento antisociale, violento e della psicopatia sia nei bambini che negli individui adulti. Ha pubblicato 375 lavori scientifici, tra articoli e capitoli, 7 libri, ed è stato invitato a presentare i suoi lavori in 335 congressi in 26 Paesi del mondo. Nel suo ultimo libro - The Anatomy of Violence (2013, Pantheon and Penguin), appena pubblicato in Italia con Mondadori Università - L’anatomia della violenza, riesamina le basi cerebrali coinvolte nel comportamento violento e analizza le possibili implicazioni che questi risultati scientifici possono avere nella predizione e prevenzione del comportamento criminale.
Guarda il video