All’Università di Torino una lapide per il personale espulso per le leggi razziali
La commemorazione e il ricordo delle 58 persone che persero il lavoro a causa delle leggi del 1938
Enrico Anau, Sergio Bachi, Giulio Bemporad, Roberto Bolaffi, Ugo Castelfranco, Bonaparte Colombo, Guglielmo Colombo, Arturo Debenedetti, Santorre Debenedetti, Giuseppe Davide Diena, Giorgio Falco, Gino Fano, Amos Foa, Marcello Foa, Arrigo Foà, Guido Fubini, Riccardo Fubini, Alberto Gentili, Amedeo Herlitzka, Leonardo Herlitzka, Livio Herlitzka, Alfredo Jachia, Luciano Jona, Raffaele Lattes, Rinaldo Laudi, Emilio Levi, Giuseppe Levi, Guido Levi, Rita Levi, Alfredo Luzzati, Walter Momigliano, Arnaldo Momigliano, Giulio Momigliano Levi, Alberto Montel, Stefano Montuori, Alberto Muggia, Aldo Muggia, Mario Nizza, Gino Olivetti, Renzo Olivetti, Giuseppe Ottolenghi, Costantino Ottolenghi, Renato Ottolenghi, Paolo Ravenna, Anselmo Sacerdote, Giulio Segre, Giulio Vittorio Segre, Mario Segre, Renato Segre, Silvio Segre, Alessandro Terracini, Giuseppino Treves, Samuele Renato Treves, Ezechia Marco Treves, Jona Nino Valobra, Alberto Vita, Arrigo Vita, Cino Vitta.
Sono questi i nomi delle 58 persone che persero il loro lavoro a causa delle leggi razziali e che sono ricordate dalla lapide inaugurata sul loggiato del Rettorato in occasione del Giorno della Memoria. La cerimonia di scopertura della lapide si inserisce nel contesto della mostra “Scienza e Vergogna” (Sala Athenaeum, Palazzo del Rettorato, aperta fino al 28 febbraio 2019), organizzata dall’Università di Torino nell’ambito del “Progetto 1938-2018. A 80 anni dalle leggi razziali”. Alla cerimonia sono intervenuti il Rettore Gianmaria Ajani, il direttore del "Centro Internazionale di Studi Primo Levi" Fabio Levi e il Presidente del Sistema Museale di Ateneo Enrico Pasini.
“Questo è il riconoscimento pieno di quanto avvenuto nel 1938” spiega ai microfoni di Unito News Fabio Levi, che continua: “Un riconoscimento che c’è stato a parole per molti anni e in molte occasioni, ma che oggi lascia un segno definitivo”. E sulla relazione tra storia e attualità, il docente afferma: “L’importanza di un atto del genere è legata al rapporto tra questo gesto e il clima generale in cui esso avviene. In questo momento - continua Levi - assistiamo a una tendenza involutiva che ha una dimensione internazionale, e questo la rende tanto più pesante e pericolosa. Tutti i gesti che possono servire quanto meno a creare degli argini sono dei gesti benvenuti” conclude lo storico.
L’Università di Torino si identifica con le vittime, le commemora e le ricorda.