Addio al prof. Depretis, ambasciatore della cultura iberica in Italia
Tra i suoi studi principali quelli sul Premio Nobel José Saramago, su Antonio Machado e Vicente Aleixandre. È stato uno dei primi a capire l'utilità di una Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Il ricordo del prof. Paolo Bertinetti per UnitoNews
Il contributo di Giancarlo Depretis agli studi di ispanistica e a quelli di lusitanistica è di grandissimo valore. In particolare il suo apporto è stato preziosissimo per la promozione della conoscenza della cultura iberica, avendo sempre cercato con determinazione e passione di assicurarle nuovi lettori, di fare entrare con maggior peso nella scena culturale italiana la ricchezza e le varietà della produzione letteraria dell’altra penisola mediterranea. Tale conoscenza passa non soltanto attraverso gli studi accademici, ma anche, forse soprattutto, attraverso l’organizzazione di convegni, o di meno impegnative giornate di studio, o più semplicemente ancora di incontri in libreria: in questo ambito Giancarlo Depretis si è sempre mosso con grande entusiasmo e capacità di inventare e realizzare — basti ricordare la grandiosa iniziativa realizzata in occasione dei 50 anni dalla morte di Machado nel 1990 e i molti incontri organizzati negli anni seguenti con il Premio Nobel José Saramago. È anche per questa ragione, per avere più forza nel promuovere la conoscenza della cultura spagnola, di quella portoghese e, coraggiosamente, di quella ispano-americana, che Giancarlo Depretis (insieme a Pablo Luis Ávila) fu uno dei pochi a capire l’utilità della creazione di una Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, una struttura accademica in cui le culture straniere, le letterature, le lingue, le filologie, fossero al centro degli studi: per gli studenti e per i docenti. E in cui la promozione delle culture straniere ricevesse la piena investitura e il pieno sostegno da parte dell’istituzione universitaria.
All’impegno per la nascita della Facoltà, come all’opera di “promozione” della cultura iberica, riservò lo stesso entusiasmo che dedicò allo studio degli autori che amava e di cui si occupò nel corso degli anni. E dei quali ha continuato a occuparsi dopo che è andato in pensione. In questi ultimi mesi stava lavorando alla traduzione italiana delle Canções di António Botto confrontate con la loro traduzione in inglese da parte di Pessoa. Speriamo che altri possa e sappia portare a terminare questo suo lavoro. Che così potrà aggiungersi ai molti che Giancarlo Depretis ci ha lasciato e di cui qui di seguito citiamo i più significativi.
Tra gli studi del versante ispanico ricordiamo innanzitutto quelli dedicati a Vicente Aleixandre: Lo zoo di specchi, 1976 e Davanti allo specchio, in “Il Quadrante”, 1986; Spade come labbra, La distruzione o amore, Poesie della consumazione, UTET, 1991; Vicente Aleixandre entre la soledad y el silencio, premessa di G. L. Beccaria, Edizioni dell'Orso, 2001. E infine, ancora di recente: Cartas italianas di Vicente Aleixandre, Renacimiento, 2018.
Tra i molti altri lavori, meritano di essere citati almeno: L'entremés come genere letterario, Edizioni dell'Orso, 1999; Antonio Machado, Soledades, Solitudini, Saudades, con Premessa di Cesare Segre, Edizioni Dell’Orso, 1999; Omaggio a Rafael Alberti, in “Poesia”, XII, 1999; José Hierro, Divertimento, Edizioni dell'Orso-Universitat de les Illes Balears, 2003; Lorca amanecido de poesía en su epistolario, Trauben, 2009: Alma como arma. Retrato de Miguel Hernández, in “Ínsula”, 2010.
Tra gli studi del versante portoghese, ricordiamo soprattutto quelli dedicati all’opera di José Saramago. “José Saramago: Poesía y origen de la vida”, in “Ínsula”, 2002; Scolpire il verso (Antologia della poesia di José Saramago), ed. crit. di G. D. e F. Guazzelli, premessa di C. Segre, Mauro Baroni Editore-Edizioni dell'Orso, 2002; Intelectualidade e poder. A voz de Saramago, in “Paideutika”, 16, 2012; A Estatua e a Piedra/La estatua y la piedra, Fundação José Saramago, 2013.
Paolo Bertinetti