Addio al professor Nicola Negri, docente di Sociologia economica
Un percorso intellettuale ricchissimo, mai scontato e sempre costruito con gli altri, mosso da passione civile e tensione verso la conoscenza
Nicola Negri si laurea nel 1972 in Scienze Politiche presso l’Università di Torino, indirizzo politico-sociale, con una Tesi dal titolo: “Riflessioni su alcune questioni teoriche connesse al problema dell'organizzazione politica del movimento operaio”. Relatore Filippo Barbano, correlatore Norberto Bobbio. Eporediese di origine, è testimone, negli anni dell’Olivetti, della transizione dalla società contadina alla società industriale.
Ancora studente, grazie a Carlo Marletti e alla traduzione italiana dell’opera di R.K. Merton “Teoria e struttura sociale”, si avvicina allo studio scientifico della società in una temperie culturale segnata dal funzionalismo parsonsiano e dalla teoria marxista del conflitto. L’influenza di Merton lo porterà verso la costruzione di teorie di medio raggio, orientate allo studio empirico dei fenomeni sociali. In quegli anni di scoperta, si unisce a un eterogeneo gruppo di intellettuali torinesi, avidi lettori dei classici del pensiero economico e dei lavori di Claudio Napoleoni.
Verso la fine degli anni ’70 inizia una collaborazione con Romano Alquati e Andrea Sormano, volta all’analisi del “proletariato intellettuale”; in parallelo, continua a coltivare l’interesse per l’economia insieme a Ugo Colombino, Daniela del Boca, Guido Ortona e Walter Santagata. La passione per la teoria economica la condivide con l’amico e collega Massimo Follis. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, lavora al “Progetto Torino” con Guido Martinotti, dove applica – tra i primi nel panorama della sociologica nazionale – modelli statistici per l’analisi della tavole di mobilità sociale. Tornerà, negli anni ’80, ad affrontare importanti temi teorici in collaborazione con Loredana Sciolla e Luca Ricolfi, anche all’insegna di un serrato confronto con il pensiero di Alessandro Pizzorno.
L’incontro più compiuto e maturo tra teoria e ricerca, tra analisi e metodo, si realizza nelle due collaborazioni, cruciali per la sua carriera intellettuale, con Arnaldo Bagnasco e con Chiara Saraceno, nel corso degli anni ‘90. Dall’analisi spaziale e dei ceti medi, fino allo studio della povertà e dell’esclusione sociale, diventa punto di riferimento riconosciuto da molti colleghi e colleghe in moltissime università italiane. Il decennio successivo è segnato da lavori importanti con Nicoletta Bosco, Dalit Contini e Cristina Solera, così come dalla partecipazione dal 2007 al 2010 alla Commissione ministeriale d’indagine sull’esclusione sociale, presieduta da Marco Revelli.
Nell’ultimo decennio, con Filippo Barbera, è tornato a occuparsi di temi fondativi: il rapporto micro-macro, il problema della spiegazione sociologica, la genesi dei valori e del valore. Accompagnando la sua riflessione con originali contributi sulla cittadinanza e le diseguaglianze, insieme a Nicoletta Bosco, Luca Storti, Antonella Meo, Sandro Busso, Rocco Sciarrone, Joselle Dagnes e Marianna Filandri.
Un percorso intellettuale ricchissimo, mai scontato e sempre costruito con gli altri, mosso da passione civile e tensione verso la conoscenza. Un percorso le cui tappe sono state contrassegnate dalla libertà e dal dubbio, così come dal legame che spesso unisce l’inquietudine dell’animo al piacere dell’intelletto.
Insegnamenti che ha trasmesso ai suoi numerosi allievi e allieve, a Torino e in giro per il mondo. Questi, insieme alla sua opera, sono una traccia indelebile che lascia dietro di sé. Nella nostra memoria.