25 novembre: tutto esaurito per il convegno "Unit* contro la Violenza sulle Donne nell'Era Digitale. Uno sguardo multidisciplinare"
Grande partecipazione alla Cavallerizza per l'evento organizzato dai Comitati Unici di Garanzia di UniTo e PoliTo, in collaborazione con il CIRSDe
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in un’Aula Magna della Cavallerizza Reale gremita, si è svolto il convegno "Unit* contro la Violenza sulle Donne nell'Era Digitale. Uno sguardo multidisciplinare".
Ad introdurre l’evento, organizzato dai Comitati Unici di Garanzia dell'Università degli Studi e del Politecnico di Torino, in collaborazione con il CIRSDe, Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere, sono state Chiara Ghislieri, Presidente CUG UniTo, Barbara Bruschi, Vice Rettrice alla Didattica UniTo, Claudia De Giorgi, Vice Rettrice per la Qualità, il Welfare e le Pari Opportunità del Politecnico di Torino e Arianna Montorsi, Referente del Rettore per le Pari Opportunità e le Iniziative a Supporto dell’Assistenza, Integrazione Sociale e Diritti delle Persone Disabili del Politecnico di Torino.
Stando alla definizione elaborata dal Senato della Repubblica nel 2018, il femminicidio consiste nel “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagno, marito, padre o uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”. “Il tema resta, purtroppo, di attualità – commenta la Prof.ssa Chiara Ghislieri. La grande partecipazione testimonia l'impegno dell'Università sulle questioni che riguardano il contrasto alla violenza di genere. Contribuire alla formazione di chi studia, anche su queste tematiche di rilievo e trasversali, e non solo su conoscenze e competenze specifiche per ciascuna disciplina, è un compito importante per l'Ateneo. Altrettanto fondamentale è costruire occasioni, come questa, in cui nella medesima aula sono unite tutte le componenti dell'università, e non solo: chi studia e chi lavora, il personale tecnico-amministativo e il personale docente, ma anche le cittadine e i cittadini che per interesse personale o professionale vogliono arricchire le proprie conoscenze per agire in modo consapevole a contrasto della violenza contro le donne".
Un convegno, quello del 25 novembre, improntato sulla multidisciplinarietà. “Ogni disciplina – prosegue Ghislieri – ha un ruolo nel costruire una cultura di contrasto alla violenza di genere: ciò è ben testimoniato dall'elenco delle lezioni dedicate al 25 di novembre, in cui compaiono tutti gli ambiti disciplinari che articolano il nostro Ateneo. In questo convegno abbiamo in particolare messo a fuoco i contributi che vengono dal diritto, dalla sociologia e dall'informatica: ciascuno ha già, in sè, una componente di interdisciplinarietà, necessaria per affrontare questioni così complesse"
Secondo quanto emerge dai lavori dell’aula, i bersagli principali dei discorsi d’odio a sfondo sessuale sono, nell’ordine: donne, omosessuali, migranti e musulmani. In riferimento alla prima delle categorie appena citate, i dati dei femminicidi in Italia negli ultimi vent’anni (2000-2019) secondo il rapporto Eures sono chiari: 3.230 casi di omicidi commessi in Italia riguardano le donne (il 29,8% degli omicidi totali); di questi, il 72,9% (pari a 2.355) sono femminicidi familiari, mentre 1.564 sono invece i femminicidi di coppia (pari al 66,4% dei femminicidi familiari).
Seppur una corrente di pensiero tenda ad accomunare omicidio e femminicidio, quest’ultimo presenta caratteristiche e modus operanti peculiari a livello statistico. “Oltre a coinvolgere quasi sempre la donna – spiega la Prof.ssa Marinella Belluati – il femminicidio avviene principalmente in luoghi familiari, come l’abitazione o l’auto. La morte avviene in prevalenza per armi da taglio (coltello), da fuoco (regolarmente registrate), per arma impropria o per soffocamento. Nella maggior parte dei casi la vittima aveva (o aveva avuto) una relazione intima con il perpetratore. Inoltre – continua la docente del Dipartimento di Culture, Politica e Società UniTo – il femminicidio è un fenomeno interclassista, intergenerazionale e interetnico; ciò significa che riguarda donne di qualunque classe sociale, età o etnia. In molti casi chi commette femminicidio manifesta forme di pentimento successivo, come il suicidio. E qui prendo in prestito la citazione di Altan: delle volte sarebbe meglio il contrario".
Il gruppo di ricerca della Prof.ssa Belluati, elaborando i dati Hypermedia, ha inoltre messo in relazione il femminicidio con le diverse aree geografiche italiane. "I risultati – conclude Belluati – ci dicono che la concentrazione del fenomeno è maggiore nel Centro-Nord della penisola e nelle regioni in cui sono presenti i capoluoghi più grandi. Le prime tre regioni sono Lombardia, Veneto e Lazio. Per quanto riguarda la distribuzione dei femminicidi per dimensione dei comuni invece, si evidenzia una maggior incidenza nei comuni di media grandezza".