Cop28, a Torino una tavola rotonda per l'ambiente
Cosa può fare Torino dopo la Cop28? Quali iniziative dovrebbero avviare per raggiungere gli obiettivi imposti dall’accordo sottoscritto a Dubai?
Cosa può fare Torino dopo la Cop28? Quali iniziative dovrebbero avviare per raggiungere gli obiettivi imposti dall’accordo sottoscritto a Dubai? Ne hanno parlato, alla tavola rotonda organizzata da EnviPark, Politecnico di Torino e Università di Torino discutendo e riflettendo sui risultati della Cop28.
I player presenti al tavolo hanno riflettuto sui risultati e obiettivi chiesti dall’accordo venuto fuori dalla Cop28. La Conferenza delle Nazioni unite sul clima di Dubai (Cop28) si è chiusa mercoledì 13 dicembre con un accordo approvato nella seduta plenaria, con l’obiettivo di mantenere l’impegno di limitare l’incremento della temperatura globale entro 1,5 °C.
“Quello di oggi è un punto di partenza per Torino e il Piemonte. I player principali sono seduti attorno a questo tavolo e oggi lancio una sfida: portare a Torino la “Cop1” cioè fare rete e costruire insieme le iniziative da mettere in pratica tutti i giorni. – ha dichiarato Giacomo Portas, Presidente di Environment Park durante la tavola rotonda – Questo è il momento giusto per programmare le iniziative di quanto deciso alla Cop28. Quello che mi auguro è che adesso non si spengano i riflettori su questo importantissimo tema, che riguarda tutti: società, economia e politica. Il documento della Cop deve essere concretizzato con iniziative quotidiane e sono convinto che con i presenti di si può iniziare a lavorare per il bene della città e della regione”.
I colloqui sul clima della Cop28 a Dubai si sono conclusi con un “accordo storico” che ha visto per la prima volta i paesi sottoscrittori prendere un impegno a ridurre tutti i combustibili fossili entro il 2050. L’accordo “chiede” ai Paesi di allontanare rapidamente i sistemi energetici dai combustibili fossili in modo giusto e ordinato. L’intesa raggiunta tiene conto di tutti gli aspetti più rilevanti dell’accordo di Parigi.
Proprio facendo il punto su quanto detto a Dubai che oggi durante la tavola rotonda si è provato a riflettere sui passi imminenti da compiere: “La COP28 ha dato un segnale forte, dopo giorni di negoziazione serrata, sulla direzione che deve prendere l’umanità per evitare la catastrofe. –ha affermato Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino - Un accordo storico sulla transizione in uscita dai combustibili fossili che rappresenta certamente un compromesso ma anche una grande speranza. Ora il documento della COP deve essere realizzato nella pratica di tutti i giorni e nella ricerca di soluzioni alternative per mantenere gli attuali standard di sviluppo globali, riducendo l’impatto sul pianeta. Anche per l’Italia le sfide della transizione si prospettano numerose e impegnative. L’Università in questo può dare una grossa mano per trovare soluzioni a breve, medio e lungo termine, lavorando insieme alle istituzioni e alle imprese”.
Questi appuntamenti sono importanti per indicare la direzione, ma la partita vera si gioca nel campo dell'economia e della società: “Torino deve ritrovare una centralità industriale, utilizzando la leva della sostenibilità, ambito in cui eccelle – ha ricordato Matteo Beccuti, Amministratore delegato di Environment Park, che attraverso la sua partecipazione alla Cop28, porta in dote sul territorio importanti collaborazioni e contatti con società ed Enti di Ricerca internazionali”.
“Le università giocano un ruolo fondamentale in questo campo, non solo in quanto istituzioni di ricerca scientifica e di alta educazione in grado di fornire gli strumenti scientifici, le tecnologie innovative, i dati di riferimento e le competenze necessarie per la transizione ecologica, ma anche perché attraverso la collaborazione e cooperazione con gli altri stakeholders, rappresentano veri e propri agenti di cambiamento per i territori e le comunità, ai diversi livelli, locale, nazionale e internazionale - ha affermato Patrizia Lombardi, Vice Rettrice a campus e comunità sostenibili del Politecnico di Torino”.
“Come Università abbiamo la responsabilità di questa trasformazione, non solo ambientale ma anche culturale. UniTo si occupa già di sostenibilità e green da molti anni, abbiamo un green office che si occupa della vita quotidiana in Ateneo e di pratiche sostenibili, mobilità e acquisti sostenibili. L’efficientamento energetico è un obiettivo primario e assolutamente sfidante, il recupero degli edifici, per esempio, è una priorità. Il campus che sta per nascere a Grugliasco sarà completamente dedicato alle Scienze della Sostenibilità e dell'ambiente, con progetti innovativi di formazione, di ricerca e di coinvolgimento del sistema produttivo privato con il progetto Butterfly" ha sottolineato Cristina Prandi, Vice Rettrice alla Ricerca dell’Università di Torino.
“Le università devono essere d’esempio nella transizione ecologica. Come UniTo abbiamo intrapreso un piano che prevede la cura degli edifici del nostro patrimonio storico in un’ottica innovativa, che trova la sua naturale collocazione nelle politiche di transizione energetica e digitale promosse da Green New Deal, Next Generation Eu e New European Bauhaus. Il Programma prevede il recupero, la valorizzazione e la ridefinizione strategica del patrimonio storico dell’Ateneo, potenziando la sostenibilità degli edifici con precise azioni di miglioramento della qualità degli ambienti in cui si svolgono le attività di didattica e di ricerca, e introducendo una sostanziale riduzione dei consumi e dell’impatto sul territorio. Stiamo inoltre lavorando alla definizione di un ‘catasto digitale’ GIS-BIM che possa essere la base di un digital twin in grado di monitorare in tempo reale modo e usi del patrimonio immobiliare collegando l’infrastruttura immobiliare e lo Smart working” ha aggiunto Giuseppe Di Giuda, Vice-Rettore per la digitalizzazione, programmazione, sviluppo e valorizzazione del patrimonio edilizio dell’Università di Torino.