Il Dipartimento di Scienze della Terra di UniTo coinvolto nel progetto dell'Einstein Telescope
Il Prof. Rodolfo Carosi, Ordinario di Geologia Strutturale, metterà a disposizione le approfondite conoscenze geologiche della Sardegna Settentrionale per lo studio di pre-fattibilità del progetto Einstein Telescope.
Un raggruppamento di aziende italiane operanti a livello internazionale, guidata da Rocksoil spa ha recentemente assunto l’incarico per realizzare lo studio di pre-fattibilità tecnica ed economica della grande infrastruttura di Einstein Telescope (ET) in Sardegna, finanziato con 9,5 milioni di euro. Il gruppo è composto da Rocksoil spa, Leonardo Consorzio Europeo per l’ingegneria e l’architettura, Ferro Ingegneria srl, Criteria srl, Inar srl, Geotec spa e da Gdp-Geomin srl di Torino. Rocksoil, capofila della cordata, è una società di ingegneria che si avvale della professionalità di di ingegneri, geologi, architetti, ed è un’azienda di prim’ordine nella progettazione di opere in sotterraneo ad alto contenuto tecnologico. La parte più strettamente geologica e le relative indagini saranno curate da GDP Geomin srl, azienda leader nel settore, con notevole esperienza nel campo dell’Ingegneria civile, coltivazione mineraria, progettazione ambientale e nelle risorse idriche e geotermiche.
Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, nella persona del Prof. Rodolfo Carosi, Ordinario di Geologia Strutturale, metterà a disposizione del raggruppamento e di GDP-Geomin srl le approfondite conoscenze geologiche della Sardegna Settentrionale, maturate in alcuni decenni di ricerche, per lo studio di pre-fattibilità del progetto Einstein Telescope. Le conoscenze geologiche di superficie e del sottosuolo sono indispensabili per valutare la fattibilità di ET, un interferometro con due possibili configurazioni poste in sotterraneo: una di forma triangolare con lati lunghi 10 km e l’altra con geometria a L. La localizzazione e la profondità ottimale dei vertici dell’osservatorio sono quindi un aspetto estremamente importante da valutare. L’interferometro europeo di terza generazione, sarà in grado di captare le onde gravitazionali, già ipotizzate da Albert Einstein, e solo recentemente osservate, che vengono causate da eventi cosmici di prim’ordine, come la fusione e la collisione di buchi neri. L’ET ha la necessità di essere collocato in sito con la massima stabilità e il minore disturbo antropico. Il sito prescelto presenta caratteristiche ottimali in quanto a bassissima rumorosità ambientale, scarsamente sismico e molto stabile con rocce resistenti appartenenti al basamento Paleozoico della Sardgena. La presenza di strutture a pieghe che coinvolgono diversi tipi di rocce, faglie e fratture, anche in profondità, andrà accuratamente studiata e valutata per le implicazioni che gli aspetti geologici-idrogeologici comportano sulla stabilità delle opere esulle possibili venute d’acqua negli scavi profondi.
Il sito della Sardegna, collocato tra Lula, Bitti e Onanì (Nord Est Sardegna) che comprende la ex-miniera di Sos Enattos, è in competizione con un sito collocato nell’Euregio Mosa-Reno. Alla fine del 2025 o inizi del 2026 avverrà la scelta del sito più idoneo.