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15 Oct 2024

Vegetazione e suolo, le sentinelle del cambiamento climatico sulle montagne italiane

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Grazie al progetto SENTINEL due siti d’alta quota dell’Appennino settentrionale aiuteranno a comprendere gli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità degli ecosistemi

Il cambiamento climatico è il principale agente delle variazioni nella biodiversità negli ambienti di alta quota, che coinvolgono flora, fauna e suolo. È proprio lo studio della fragile interfaccia tra gli ecosistemi terrestri montani e l’atmosfera che può farci comprendere come il suolo e gli organismi viventi (piante, insetti, microrganismi) potranno reagire nel tempo al cambiamento climatico. Infatti le migrazioni verso quote maggiori di specie vegetali ed animali e la variazione della composizione floristica nelle praterie montane, insieme a cambiamenti nella relazione tra piante, suolo e atmosfera, potrebbero causare alterazioni profonde in questi fragili ambienti.

In questo senso, le Università Torino, Parma, Padova e il CNR collaborano da ottobre 2023 al progetto SENTINEL - The responses of italian mountain ecosystems to climate change, diretto dall’Università di Pavia. Il progetto PRIN, della durata di due anni, si avvarrà dei dati ottenuti dal network di ricerca a lungo termine GLORIA, che dal 2001 svolge un monitoraggio delle comunità vegetali in 130 siti d’alta quota in tutto il mondo, di cui 7 situati in Italia. I dati climatici e vegetazionali, raccolti dalla rete di monitoraggio GLORIA secondo metodologie standardizzate e condivise, verranno elaborati ed integrati con approfondimenti sul regime termico e di umidità dei suoli, sugli stock di carbonio e le emissioni gassose, e sulle principali proprietà del suolo e delle comunità vegetali che potrebbero subire variazioni a seguito del cambiamento climatico in atto.

Il progetto si concentrerà su due siti di prateria d’alta quota dell’Appennino settentrionale: Monte Cimone e Cima Borra Grande. Questi diventeranno sentinelle del cambiamento climatico in montagna, e ci aiuteranno a comprenderne meglio i complessi meccanismi e gli effetti sulla biodiversità degli ecosistemi. “Speriamo di potere contribuire, grazie alla nostra ricerca, a sviluppare modelli e strategie di mitigazione e resilienza per limitare, in futuro, la perdita di biodiversità e gli impatti irreversibili del cambiamento climatico sui fragili ecosistemi di montagna”, dichiara Silvia Stanchi, docente di pedologia del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino.

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