Successo per la Notte dei ricercatori: in 18 mila per scoprire i segreti della scienza
Sparsa tra i musei della città, dall'Egizio al Risorgimento, l'ultima edizione ha dato dimostrazione dell'importanza della Terza missione per l'Università
Osservare l’universo dal terrazzo del Museo Egizio, suonare con strumenti ricavati dagli skateboard, imparare il codice Morse, riflettere sui cambiamenti climatici e scoprire i misteri del proprio Dna. Questo e tanto altro è stata la Notte europea dei ricercatori di Torino, che ha coinvolto dalle ore 18,30 a mezzanotte 18 mila persone, sparse tra le varie location.
La ricerca ha conquistato la città, calamitando l’attenzione in luoghi diversi. Da quelli più centrali - Museo Egizio (7.000 mila persone), Museo del Risorgimento (2.500), Palazzo del Rettorato (1.500), Xké? Il laboratorio della curiosità (1.500) - a quelli più periferici come il Museo A come ambiente (500) o il Mastio della Cittadella (1.500). A cui si sommano altre 500 presenze sparse e le circa 3 mila del Tram della scienza.
Un successo per questa edizione autogestita dai ricercatori, maggiormente focalizzata in luoghi e su tematiche precise. La Notte di venerdì scorso ha coinvolto i ricercatori dell’Università e del Politecnico di Torino e quelli di vari istituti e di enti di ricerca. Un mondo eterogeneo e interdisciplinare, che va dalle scienze dure alle materie umanistiche, e che venerdì ha dato vita a una rete pronta a far sbocciare nuovi progetti.
Il contatto con il mondo esterno all'accademia è stato caldo e vigoroso. E da questo risultato non si potrà più arretrare. “L’intento che ci eravamo poste come obiettivo – spiegano le organizzatrici Silvia De Francia e Chiara Oppedisano - era che la gente coinvolta nella Notte, una volta tornata a casa, avesse voglia di approfondire temi alieni alla propria realtà. Non ci rendiamo conto di quanto la semplificazione della scienza possa migliorare la diffusione della conoscenza e addirittura la qualità della vita delle persone. Questa è la terza missione dell’Università”. Ed è una delle vie che vuole percorrere, ancora con più decisione, l’Ateneo di Torino.