Ricercatori del DiSAFA svelano i segreti del carciofo
Su Scientific Reports la ricerca che ne decodifica il genoma e ne migliora la produzione
Un consorzio internazionale coordinato dal prof. Sergio Lanteri del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DiSAFA) dell'Università di Torino ha decodificato il genoma del carciofo.
Un risultato importante, recentemente pubblicato dalla rivista Scientific Reports in un articolo che riporta la sequenza del genoma: si tratta della prima sequenza di una specie coltivata appartenente alla famiglia delle Compositae completamente fruibile dalla comunità scientifica.
Una rivelazione che può favorire in campo agronomico la programmazione di incroci e il miglioramento genetico della varietà.
Il carciofo, di cui l’Italia è oggi il maggior produttore mondiale, è il risultato di processi di domesticazione indipendenti avvenuti nel bacino del Mediterraneo, luogo di origine della specie, a partire da un comune progenitore: il cardo selvatico.
Il prodotto principale per il consumo alimentare è il capolino (infiorescenza immatura), ma la specie è sfruttata, oltre che a scopo alimentare, come fonte di composti ad azione antiossidante e olio (estratto da semi - acheni) dotato di ottime caratteristiche organolettiche e utilizzato come biocarburante.
La comprensione della struttura del genoma del carciofo è fondamentale per identificare le basi genetiche di caratteri di interesse agronomico e la futura applicazione di programmi di selezione assistita.
Studi recenti, che hanno coinvolto anche il DiSAFA, evidenziano le ottime potenzialità del carciofo per la produzione di biomassa quale fonte energetica alternativa.
Il team guidato dal DiSAFA comprende ricercatori dalle Università di Catania, California, British Columbia e il Genomics Research Centre di Fiorenzuola d’Arda.
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