Quando l'integrazione passa per la cultura
Presentati in un convegno al Campus Einaudi i dati della prima ricerca sul tema. Maggiore è la partecipazione culturale degli immigrati più si riduce la distanza linguistica
Cinema, teatro, libri, tv, musica. La partecipazione culturale è il canale privilegiato dell’integrazione. È un’evidenza su cui ancora non ci sono studi e impegni politici adeguati. L’Università di Torino vuole colmare questa lacuna. E il convegno “Migrant Consumption of Cultural Goods: hypotheses and evidence”, che si è svolto il 4 giugno al Campus Einaudi, è stato la prima tappa.
Al centro del programma della giornata – introdotta dal Rettore di UniTO Gianmaria Ajani e dalla professoressa Alessandra Venturini, coordinatrice del progetto – vi è lo studio del consumo dei beni culturali come strumento di integrazione socioeconomica degli immigrati. Un tema ancora poco sviscerato e di cui il convegno di Torino, promosso dall’Ateneo di Torino e dal suo Dipartimento di Economia e Statistica e dal Migration in Europe Jean Monnet Module, rappresenta il primo vero tentativo di analisi a livello nazionale.
Sono stati presentati gli interessanti dati della prima ricerca che ha avuto base nazionale e a cui seguirà uno specifico lavoro su Torino. I risultati mostrano che esistono beni più accessibili, come la televisione, con analogie di consumo tra italiani e immigrati (a parte la comunità cinese); per gli altri beni di consumo – per esempio teatro, cinema, libri – il consumo è, invece, molto limitato ed estremamente variabile per gruppo etnico.
Maggiore è il consumo culturale di polacchi, ucraini e moldavi per quanto riguarda cinema e libri, assai inferiore da parte di bengalesi, cinesi, egiziani e indiani. I peruviani, invece, sono in testa alle classifiche relative a musica e danza. E sono quelli in cui l’effetto di una più lunga permamenza è evidente nei consumi culturali, aumentando esponenzialmente. Dai risultati si nota come maggiore è la partecipazione culturale nel tempo più si riduce la distanza linguista e culturale. E nelle diverse comunità sono le donne quelle più attente agli aspetti culturali.
I consumi culturali e la partecipazione alla vita artistica e culturale sono riconosciuti, sempre più, come un mezzo per ridurre l'esclusione sociale e la povertà, situazioni che in molti casi coinvolgono le comunità di immigrati. Ecco, l’esigenza di nuove politiche di “avvicinamento culturale".