Progetto SPICE, alla scoperta dei musei come strumento di inclusione sociale
Ne abbiamo parlato con Rossana Damiano, docente del Dipartimento di Informatica e coordinatrice locale del progetto
Un progetto europeo nato nel maggio 2020, in pieno lockdown, che ha come obiettivo la promozione dell’inclusione sociale attraverso la partecipazione ai beni culturali. L’Università di Torino è coinvolta attraverso il Centro di ricerca interdipartimentale CIRMA e partecipa al progetto con un team multidisciplinare. Ne abbiamo parlato con Rossana Damiano, docente del Dipartimento di Informatica e coordinatrice locale del progetto.
Buongiorno professoressa Damiano, ci parli del Progetto SPICE e dei suoi obiettivi.
Il nome del progetto, SPICE, non è solo un termine accattivante ma anche l'acronimo di una definizione in inglese che suona come “partecipazione e inclusione sociale attraverso il cultural engagement”, quindi impegno, coinvolgimento e partecipazione a livello culturale. SPICE è un progetto in cui il fine ultimo dell’inclusione sociale di persone e comunità di persone che sono a rischio di esclusione passa attraverso la partecipazione ad attività nell'ambito dei beni culturali e, in particolare, nei musei.
Il cuore del progetto è il concetto di citizen curation che descrive un approccio innovativo, tipico degli ultimi decenni, del rapporto tra i beni culturali e i cittadini, in cui le interpretazioni delle opere d’arte non vengono date come univoche o calate dall'alto, ma in cui i cittadini vengono coinvolti e si cerca di agevolarli nella produzione delle proprie e personali interpretazioni. L'attività di citizen curation permette idealmente alle persone, attraverso questa attività di interpretazione personale dei beni culturali, di convogliare anche la propria identità e i propri valori, di prenderne consapevolezza e trasmetterli agli altri. Questo concetto si applica in SPICE non in maniera astratta ma utilizzando un’infrastruttura tecnologica, fatta di siti, dispositivi tecnologici, tablet, cellulari, per rendere possibili le attività interpretative. Una soluzione che non solo incontra le abitudini di consumo dei contenuti culturali da parte delle persone al giorno d’oggi, ma che è particolarmente idonea all'era Covid.
SPICE però non vuole semplicemente replicare quelli che sono i limiti dei social media, che tendono a creare una bolla intorno ad ognuno di noi e in cui ci troviamo sempre a che fare e confrontarci con persone che la pensano come noi, che hanno i nostri gusti, che fanno le nostre stesse scelte e fanno parte della nostra comunità, ma vuole, in qualche modo, invertire questo approccio. Quindi, alla fase interpretativa, che si svolge con questa infrastruttura tecnologica, con app e dispositivi, in laboratori nei musei che partecipano al progetto, segue poi una fase di riflessione in cui c’è una sorta di scambio, sempre nella tutela della privacy, in cui persone e comunità vengono esposte alle interpretazioni di altre persone, di altri cittadini e di altre comunità, allo scopo di sviluppare sensibilità nei confronti dei punti di vista degli altri. In particolare, i protagonisti di questo processo di interpretazione e riflessione saranno, nei casi di studio del progetto, alcune comunità di persone che sono a rischio di esclusione.
Quali sono gli attori coinvolti e qual è il ruolo dell’Università di Torino all'interno del progetto?
UniTo è un partner accademico all'interno di un consorzio di università, centri di ricerca, imprese ma anche enti culturali come i musei, che è composto di 13 partner, quindi interdisciplinare e articolato. Partecipano direttamente al progetto, oltre agli atenei, anche alcuni musei, quindi la Fondazione Torino Musei, a Torino, con la GAM, il Museo Hecht di Israele che è partner anche con l’Università di Haifa, il Museo del Design di Helsinki, l’Irish Museum of Modern Art di Dublino e poi partecipano dei centri di ricerca privati, tra cui società che operano nell'ambito dei media, del linguaggio ma anche delle audio guide.
Quello che porta in particolare l’Università di Torino, che partecipa attraverso il CIRMA, Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Multimedialità e l’Audiovisivo, è la sua esperienza nell’applicazione dell’intelligenza artificiale per i beni culturali e poi un gruppo di competenze interdisciplinari che, oltre al Dipartimento di Informatica, includono delle competenze nell’ambito educativo. Partecipa al progetto il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, con le professoresse Barbara Bruschi e Cecilia Marchisio, ma anche il professor Antonio Pizzo del CIRMA, che ha lavorato sull’utilizzo di tecniche di spettacolarizzazione e drammatizzazione nell’ambito dei beni culturali, e poi il Dipartimento di Informatica, di cui anche io faccio parte.
In particolare noi al Dipartimento di Informatica (partecipa al progetto anche il Dott. Antonio Lieto), con il supporto del centro HPC4AI, ci occupiamo della descrizione, nel paradigma dei linked data, delle entità dei beni culturali, quindi opere, autori, artisti ma anche della descrizione delle interpretazioni stesse prodotte dagli utenti che nel nostro caso di studio sono incentrate sul concetto di storytelling. Quindi la narrativizzazione della propria esperienza di visita, della propria interpretazione, è una delle modalità principali in cui in SPICE si declina l’attività interpretativa da parte dei cittadini.
In cosa consiste la collaborazione con la GAM?
La Galleria d'Arte Moderna di Torino è cardine di uno dei cinque casi di studio del progetto SPICE, un caso di studio che è finalizzato in particolare all'inclusione di una comunità specifica, cioè della comunità dei Sordi. Nell'ambito di SPICE infatti è partner specifico di UniTo l’Istituto dei Sordi di Torino che partecipa anche formalmente al progetto e con il quale andremo a sviluppare un caso di studio e un prototipo di app che è particolarmente tarato sulla valorizzazione delle caratteristiche dei sordi e quindi sul loro coinvolgimento nelle attività di interpretazione e di riflessione sulle opere d’arte.
Ci saranno nel prossimo futuro delle occasioni per conoscere il team torinese di SPICE?
Certamente sì, stiamo pianificando di partecipare in presenza, virtualmente o in entrambe le modalità alla Notte dei Ricercatori che si svolgerà a fine novembre sia con attività divulgative, quindi con seminari che illustrino le caratteristiche del progetto e le sue metodologie sempre in un’ottica interdisciplinare, valorizzando la collaborazione all'interno di UniTo (ma anche con i curatori e gli educatori del museo stesso), sia organizzando delle piccole attività, non dico ludiche, ma rivolte ai cittadini di ogni età che coinvolgeranno l’opera esposta nel museo e ci permetteranno di portare nelle piazze quelle che sono le metodologie e l’infrastruttura tecnologica del progetto.
Come si potranno seguire gli sviluppi del progetto?
Il progetto ha un suo sito web che serve per tenere traccia dell’avanzamento scientifico ma anche dei risultati che sono di interesse per i cittadini dell’Unione Europea. Sul sito si troveranno anche materiali divulgativi, stiamo preparando un video che illustra l’approccio di SPICE, e poi ci sono i canali social che permettono di entrare in contatto con gli avanzamenti del progetto: siamo su Instagram, su LinkedIn e su Twitter. E infine una newsletter alla quale ci si può iscrivere.