L'Età del Bronzo a Cipro, missione archeologica italiana a Erimi coordinata da UniTo
Dal 30 luglio al 23 agosto 2018 un gruppo di studenti e ricercatori dell'Università di Torino ha completato la decima campagna nel sito archeologico di Erimi, Cipro.
Il 23 agosto 2018 un gruppo di studenti e ricercatori dell'Università di Torino ha portato a termine la decima campagna archeologica nell'area del sito protostorico di Erimi-Laonin tou Porakou a Limassol, Cipro.
La Missione Archeologica Italiana a Erimi è un progetto del Dipartimento di Studi Umanistici di UniTo, in collaborazione con il Department of Antiquities of Cyprus, con la direzione scientifica del Prof. Luca Bombardieri, docente di Archeologia egea e cipriota. Il programma di ricerca italiano beneficia della cooperazione di numerose istituzioni partner (fra cui The Cyrus Institute, The University of West Attica e l'INFN-Labec) e ha potuto contare negli anni sul sostegno del Mediterranean Archaeological Trust (Oxford, UK), dell'Institute of Aegean Prehistory (Philadelphia, USA), del Cyprus American Archaeological Research Institute, del Ministero degli Affari Esteri e del supporto dell'Ambasciata Italiana a Nicosia.
L'insediamento antico di Erimi-Laonin tou Porakou è stato occupato per tutta l'Età del Medio Bronzo cipriota (fra il 2000 e il 1600 a.C.) ed è localizzato nell'entroterra di Limassol. Si estende su un'alta terrazza calcarea che domina il corso del fiume Kouris e un'ampia porzione della costa meridionale, in corrispondenza del golfo di Kourion.
La campagna archeologica sta fornendo, grazie alle peculiarità insediative del sito e alla sua ampia sequenza di occupazione, nuovi dati per lo studio delle produzioni e delle relazioni culturali all'interno della transizione verso la società urbana, in questo contesto insulare a cavallo tra il Vicino Oriente e il Mediterraneo centrale.
Il lavoro sul campo e l'analisi delle evidenze archeologiche hanno permesso di individuare un insediamento multifunzionale, con un quartiere residenziale, una necropoli e un atelier artigianale situato sulla sommità della collina.
L'organizzazione degli spazi aperti (le ampie corti esposte alla circolazione del vento) e la loro relazione con gli ambienti chiusi (piccole unità rese sicure da sistemi di chiusura), i matieriali associati (macine, fusaiole, pesi da telaio, contenitori per versare e grandi vasi da stoccaggio) e le indagini archeometriche condotte suggeriscono che questo atelier fosse destinato alla produzione di tessuti. L'insieme dei dati a disposizione indicano infatti che all'interno di questo complesso artigianale dovevano svolgersi tutti i passaggi connessi con questa produzione: dal trattamento delle materie prime, alla filatura, alla tessitura fino alla tintura con pigmenti a base vegetale.
Isolato dal grande quartiere produttivo, in una terrazza inferiore della collina, si trovava invece il quartiere residenziale che ospitava la comunità. In quest'area, caratterizzata da ambienti di dimensioni minori, si trovano piccole installazioni domestiche e all'esterno dell'abitato si estende un'ampa necropoli con strutture destinate al culto funerario".
"L'ultima campagna - ha spiegato il Prof. Luca Bombardieri ai microfoni di Unitonews - ha portato dei risultati molto positivi. L'ampliamento dell'indagine verso sud dell'insediamento infatti, ha permesso di mettere in luce un altro tratto di un'imponente struttura muraria che ci fa presupporre che fosse il muro di cinta del villaggio. Questa scoperta è piuttosto rilevante perché in questa fase storica non sono noti altri centri fortificati con questo tipo di strutture molto massicce e monumentali".
ASCOLTA IL PODCAST CON L'INTERVISTA AL PROF. LUCA BOMBARDIERI