Primo Maggio, cento canzoni per oltre cento anni di protesta
Una playlist scandaglia "il materiale e l'immaginario" della Festa dei Lavoratori attraversando suoni e voci di lotta, di fatica e di solidarietà, dai Cantacronache agli Zen Circus
Cento canzoni per oltre cento anni di storia, di festa e di protesta. Dall’Inno del Primo Maggio nella versione di Giovanna Marini ai giorni nostri, passando per i cori delle mondine, i canti delle lavandaie del Vomero e l’esperienza dei torinesi Cantacronache, arrivando alla fabbrica che pervade l’immaginario dei cantautori degli anni Sessanta e Settanta (Giorgio Gaber, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Rino Gaetano, Fabrizio De André, Paolo Pietrangeli). Con sconfinamenti all’estero, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, dal punk dei Clash a Billy Bragg, da Nina Simone a Joan Baez. E, poi, i contemporanei Caparezza, Lo Stato Sociale, Zen Circus. Fino al jazz scomposto di Shabaka Hutchings. Ecco, per il Primo Maggio, il nostro viaggio musicale in forma di playlist.
Scavare nel patrimonio della canzone popolare significa fare un viaggio immersivo nella storia sociale del nostro Paese e di molti altri. Negli umori, nelle istanze e nei sogni che si coagulano tra chi la storia la fa dietro le quinte. E se un tempo, nei testi, prevalevano i campi (soprattutto quelli di risaia), le officine, le miniere o le locomotive, come luoghi di fatica e di lotta, ora spuntano call center, ristoranti e postazioni pc. Ma soprattuto emerge un sentimento di precarietà diffuso ("lavori che durano un weekend" in La mia generazione di Dargen D'Amico) e si denuncia un ritorno all'emigrazione (Brunori Sas, Dimartino e Luci della Centrale Elettrica). Tutto cambia, ma di lavoro si muore ancora (Iosonouncane nella riuscita e disturbante Torino pausa pranzo sui funerali delle vittime della ThyssenKrupp).