"Play the game, get your future": la parola alla laureata UniTO vincitrice del Recruiting Game di Intesa San Paolo
L'intervista a Federica Gobbi, laureata in Comunicazione Pubblica e Politica all'Università di Torino e vincitrice di uno dei 15 stage messi in palio
"Play the game, get your future" recitava lo slogan del Recruiting Game indetto da Intesa San Paolo in collaborazione con l'Università di Torino e rivolto a laureati e laureandi magistrali di UniTO. È andata proprio così per i membri dei 3 team vincitori del "gioco", che ad oggi hanno firmato diversi contratti di stage in progetti innovativi della Divisione Banca dei Territori di Intesa San Paolo.
Nell'arco di due giornate presso il Grattacielo di corso Inghilterra a Torino, sede del Nuovo Centro Direzionale del gruppo, i partecipanti sono stati messi alla prova attraverso un contest a squadre su 5 business case su temi quali Capital Budget, Customer Experience, nuovi servizi finanziari alle imprese, pianificazione e controllo di gestione e Pricing.
Ciascun team ha elaborato un progetto, che ha poi presentato a una giuria interna composta da manager, professionisti e assessor del gruppo Intesa San Paolo. Al termine di diverse prove, che hanno tenuto conto anche delle dinamiche interpersonali e dell'attitudine dei ragazzi al problem solving, sono state decretate le squadre migliori.
Unitonews ha intervistato una dei vincitori, Federica Gobbi. Laureata in Comunicazione Pubblica e Politica, Federica si è ritrovata a far parte del team composto anche da Mirko Fraulini, laureato in Quantitative Finance, Lulzime Kajolli, laureata in Marketing e strategia, e Riccardo Ruzzarin, laureato in Business Management. "È stata un’esperienza molto stimolante, anche tosta in alcuni frangenti perché il team era composto da sconosciuti - racconta Federica -. La parte relativa al team building è stata forse la più difficile, ma quello che ci ha permesso di arrivare al traguardo è stato il valore multidisciplinare del nostro gruppo".
"A mio avviso si è trattato di un evento meritocratico e disintermediato - continua Federica -. Meritocratico perché ci ha messi al lavoro su un contesto pratico e ci ha costretti a tirar fuori tutte le nostre potenzialità, disintermediato perché ci ha fatto by-passare quella serie infinita di colloqui che si concludono con ‘le faremo sapere’. Per noi non c’è stato, anzi siamo stati premiati. La nostra fatica è stata riconosciuta immediatamente”.