Ortoleva: “Sbarco sulla luna? Solo un incontro con gli alieni potrebbe superarne l’impatto”
A 50 anni dall'allunaggio, avvenuto il 20 luglio '69, ripercorriamo quei momenti e i loro effetti con lo studioso di Storia dei media, già docente di UniTo. Il ruolo della tv, il perché delle teorie complottiste e cosa ci aspettiamo dal futuro
Erano le ore 22,17 del 20 luglio 1969 e il villaggio globale ipotizzato dal grande teorico dei media canadese Marshall McLuhan diventava la realtà. Il mondo era incollato alla televisione per un gigantesco evento mediatico che aveva infranto le Colonne d’Ercole dell’atmosfera. “Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità", disse Neil Armstrong, uno degli astronauti della missione spaziale Apollo 11, poco dopo aver messo piede sul suolo lunare. Nella corsa allo spazio che dominava la guerra fredda, gli statunitensi avevano battuto i sovietici. Di quello che fu il più grande evento mediatico dello scorso secolo ne parliamo con Peppino Ortoleva, celebre storico dei media, già docente all'Università di Torino.
Professor Ortoleva, che momento segnò all’interno della storia dei media l’allunaggio?
Fu il primo grande evento seguito in simultanea in tutto il pianeta. Teniamo in conto che il varo della mondovisione, cioè la possibilità attraverso un sistema di satelliti geostazionari collocati sullo stesso punto dell’orbita terrestre di trasmettere in tutto il pianeta, era stata collaudata solo due anni prima. La morte di Kennedy, evento globale, non fu seguito in perfetta simultanea e altri eventi non avevano avuto l’impatto dello sbarco sulla Luna. Le immagini furono viste nello stesso momento in Giappone come in Italia, in Africa come negli Usa. Un evento totalmente globale. E paradosso volle che il primo grande evento che riguardò tutta la Terra avesse per oggetto qualcosa al di fuori dalla Terra, ovvero la Luna. Quello fu l’aspetto simbolico, tutta la Terra era simultaneamente collegata con qualcosa che avveniva fuori. Una grande filosofa come Hannah Arendt, alla fine degli anni Cinquanta, disse che con il lancio dei grandi satelliti artificiali il mondo sarebbe stato più unito che mai, fu una grande intuizione che lo sbarco sulla Luna dimostrò con una evidenza cristallina.
La televisione fu fondamentale e rivoluzionaria. Quanto era preparata la tv italiana a questo grande evento?
Dobbiamo distinguere tra preparazione tecnica, di contenuti ed emotiva. La preparazione tecnica della Rai, che aveva ancora il monopolio, fu impeccabile: aveva la responsabilità di fare da ponte tra gli italiani e la Luna, fece un enorme lavoro di preparazione. La Rai produsse, in tempo quasi reale, alcuni documentari che illustravano lo sforzo fatto per ottenere il massimo della qualità dalle immagini che provenivano dalla Luna, dagli Usa e da altre parti del mondo, proprio per sottolineare che veniva trasmesso in svariati Paesi. Dal punto di vista scientifico, ci fu la presenza di esperti ed astronomi, ma lo sbarco sulla Luna non era tanto un evento scientifico quanto un evento epico: quello che contava non era quello che si sarebbe saputo in più o meno dell'unico satellite terrestre, perché era già stato visto con i grandi telescopi, la cosa importante era lo spettacolo dell’arrivo sulla Luna. Era il fatto che un evento descritto dalla fantascienza per decenni, atteso per certi versi da molti anni, si verificasse, e il fatto che tutti fossimo testimoni di quell’evento. La potenza specifica della tv è quella di creare un’audience unificata davanti a grandi eventi; nei mezzi di comunicazione precedenti c’era, invece, chi seguiva il film in prima o in seconda visione, chi comprava o meno il giornale al mattino. La tv ha creato un’audience globale: tutti nello stesso momento partecipano allo stesso evento.
Che rapporto intravvede con il finto sbarco dei marziani raccontato in radio da Orson Welles nel 1938? Fu un evento precursore?
Era una storia diversa, in quel caso si trattò in parte di un incidente. Orson Welles non aveva immaginato che la sua trovata creasse tutto quel caos. Aveva pensato, come ogni settimana, di mettere in scena un romanzo, in quel caso La guerra dei mondi di H. G. Wells con uno sbarco dei marziani sulla Terra. Il regista del futuro Quarto potere lo presentò come un giornale radio e molte persone credettero stesse succedendo davvero. Ci fu un effetto imprevisto, un effetto di panico come sostenne lo psicologo statunitense Hadley Cantril. Diverso fu il caso dello sbarco sulla Luna dove ci fu fascinazione, attrazione, divertimento. La forza di Welles fu imprevista e colpì il pubblico nello stomaco. L’allunaggio fu annunciato con due settimane d’anticipo: un grande spettacolo come un circo, dove tutti erano in attesa dello sbarco. L’effetto più forte nella radiotrasmissione di Welles ci fu, invece, per le persone che accesero la radio per sbaglio e non capirono il contesto.
Come verrebbe trattato ai giorni nostri un evento come questo? Possiamo aspettarcene uno di simile portata?
Non sono certo che ce ne potranno essere di simili. Anche uno sbarco su Marte non avrebbe probabilmente quella stessa forza, perché quello sulla Luna fu il primo sbarco extraplanetario, una prima assoluta difficile da ripetere. Solo un incontro ravvicinato del terzo tipo con esseri extraterrestri, magari annunciato in anticipo, potrebbe essere più spettacolare dell’allunaggio. Ma, ai giorni nostri, un evento del genere sarebbe seguito da un sistema di media più articolato. La tv resta ancora al centro per la sua potentissima simultaneità; i social sono media la cui forza sta moltissimo nel fare eco. Un nuovo evento lo potremmo rivedere decine e decine di volte sui social o sulle tantissime reti televisive. Nel 1969 c’erano solo due canali, una grossa differenza.
Perché continuano a proliferare teorie complottiste e negazioniste sullo sbarco sulla Luna e quando queste incominciarono a radicarsi?
Le teorie complottiste sono molto antiche. I primi grandi scritti sulle fake news sono dell’Ottocento in Francia. Ma è dagli anni Settanta e Ottanta del Novecento che cominciano a diffondersi teorie complottiste di tipo antitecnologico e quelle sulla Luna afferiscono in particolare a questa tipologia. Chi crede alle teorie complottiste? La vasta platea dell’antiamericanismo, si dice “sono i soliti imperialisti che ci raccontano bugie" e, poi, c’è un discorso antitecnologico: “Era uno studio televisivo, perché la tecnologia di allora non era ancora così avanzata, ci raccontano bugie”. Si fa spazio anche il filone “sei così stupido da credere a cosa ti raccontano i media?”. Lo sbarco sulla Luna è stato l’evento principale del XX secolo. Sono fiorite teorie simili su altri eventi televisivi come la morte di Kennedy o di Lady Diana o, ancora, l’attacco alle Torri gemelle. In gran parte dei casi sono leggende metropolitane o semplici rovesciamenti dei fatti, circolano sui social ma prima ancora nei bar. Non diamo troppo peso ai social e troppo poco all’oralità.