L'importanza della Terza Missione e i benefici del Public Engagement di UniTo
Un esempio virtuoso: il recente progetto sui Neuroni Alternativi promosso dal NICO (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi)
L’Università di Torino è costantemente impegnata in iniziative di coinvolgimento della società. È la Terza Missione, che integra e amplia le attività tradizionali di ricerca e didattica, manifestando la volontà dell’Ateneo di rafforzare le relazioni tra il mondo della ricerca, la comunità, la scuola, le istituzioni e le imprese del territorio. La Terza Missione, nel senso più specifico di Public Engagement, può costituire non solo un modo per promuovere e diffondere all'esterno la conoscenza prodotta nell'Ateneo, ma anche un'opportunità di finanziamento della ricerca universitaria e di sensibilizzazione alle donazioni nei confronti del pubblico.
Un esempio, in questo senso, si è avuto con il progetto sui Neuroni Alternativi promosso dal NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino. Il Prof. Luca Bonfanti, co-supervisor del gruppo di ricerca Neurogenesi Adulta e membro del Comitato di Ateneo per il public engagement, ha lanciato una raccolta fondi attraverso i suoi contatti Facebook. Oltre ai social, il Prof. Bonfanti ha portato la propria testimonianza di ricerca in varie conferenze in cui è stato coinvolto: scuole secondarie, festival della scienza, club Rotary e Lions, Notte della ricerca, collegi universitari, case di riposo e Università della Terza età. In circa un anno e mezzo sono stati raccolti 11mila euro di donazioni, fondamentali per la continuazione del progetto. Lo sa bene la ricercatrice Chiara La Rosa che, dopo aver conseguito a Torino un dottorato in Scienze Veterinarie, ha potuto proseguire la sua ricerca proprio grazie alle donazioni raccolte per il progetto Neuroni Alternativi.
“Il public engagement - afferma il Prof. Luca Bonfanti - dovrebbe essere un’estensione naturale dell’attività di ricerca universitaria che, oltre al fine di condividere le nuove conoscenze prodotte dall'Ateneo, può rappresentare un’opportunità di finanziamento per la ricerca stessa“.
Il progetto di ricerca Neuroni Alternativi studia i neuroni "immaturi", una nuova forma di plasticità cerebrale che potrebbe mantenere giovane il nostro cervello. Il NICO ha iniziato a studiare l’esistenza dei neuroni immaturi in diverse specie di mammiferi. I dati ottenuti suggeriscono che questo tipo di plasticità, anziché diminuire come la neurogenesi, potrebbe essere mantenuta, o addirittura aumentata, in cervelli grandi e complessi, appartenenti a specie longeve come l’uomo. Si conosce ancora molto poco sui neuroni immaturi. Il progetto intende investigare questo tipo di plasticità in almeno 20 mammiferi, incluso l’uomo, utilizzando i cervelli depositati in banche biologiche di istituzioni italiane e straniere.
L’obiettivo è ambizioso: un lungo viaggio attraverso le diverse neuroanatomie che si sono diversificate nella filogenesi con il fine di stabilire se (e come) le scelte evolutive abbiano “scolpito” la plasticità dal topo all'uomo e per capire su quale tipo di plasticità sia meglio investire nel nostro cervello. L’esistenza di forme alternative di plasticità, come quella recentemente ipotizzata dei neuroni immaturi, può rappresentare uno strumento per mantenere giovane ed efficiente il cervello umano, nonostante il progressivo aumento delle aspettative di vita. Ma non solo: una riserva di neuroni “giovani” potrebbe avere un ruolo nel contrastare, o quantomeno rallentare, l’insorgenza di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, o di demenze senili.