LIFEorchids: un progetto per salvare le orchidee in via di estinzione
Coordinato dall’Università di Torino, il progetto europeo è co-finanziato dal Programma LIFE dell’Unione Europea
Salvaguardare 9 specie di orchidee a rischio: è questo l’obiettivo di LIFEorchids, il progetto europeo coordinato da UniTo, che ha come obiettivo non solo la gestione dell’habitat e il ripopolamento delle specie rare o in via di estinzione, ma anche l’adozione di piante da parte di privati. “Il progetto prevede interventi diretti di protezione di orchidee selvatiche in declino o a rischio di estinzione” spiega la referente del progetto Mariangela Girlanda, docente di Botanica all’Università di Torino, che continua: “La novità riguarda la promozione della cosiddetta custodia del territorio, uno strumento di coinvolgimento sociale per la tutela della natura e dell’ambiente già applicato in altri Paesi europei, ma pressoché sconosciuto in Italia”.
L’obiettivo della custodia del territorio è quello di coinvolgere i proprietari terrieri e gli imprenditori agricoli nelle aree di Portofino, Alessandria e Vercelli, con la stipula di accordi formali rivolti al ripopolamento delle specie in via di estinzione. “Per sopravvivere, queste specie di orchidee hanno bisogno di un ambiente semi-naturale, denominato habitat 6210* - spiega la docente - ovvero di praterie che sono prioritarie in termini di protezione, in quanto ricche di orchidee. Si tratta di un habitat che deve essere gestito dall’uomo per mantenerne inalterate le caratteristiche, con interventi di falciatura o con il pascolamento”. Da questa esigenza nasce quindi il coinvolgimento di imprenditori e proprietari terrieri. In assenza di un intervento umano, infatti, in queste praterie prenderebbero il sopravvento altre specie vegetali arbustive ed arboree.
I semi delle orchidee, prelevati localmente per preservare la biodiversità delle specie, verranno fatti germinare in vitro per essere poi reintrodotti in microriserve all’interno dei parchi. Uno degli obiettivi di LIFEorchids è raggiungere almeno 500 ettari di terreno tra Piemonte e Liguria coperti da accordi di custodia. Oltre all'Università di Torino, nel progetto sono coinvolti l’Università di Genova, il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), il Parco Naturale Regionale di Portofino, l’Ente di gestione delle aree protette del Po vercellese-alessandrino, Legambiente Lombardia e la Czech Union for Nature Conservation (ČSOP).