Le Olimpiadi di italiano: un’occasione per riflettere sullo stato di salute della lingua
Nate nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia, quest’anno le Olimpiadi di italiano battono il record di iscrizioni con più di 60.000 studenti in competizione
Ortografia, lessico, morfologia e sintassi ma non solo: anche capacità logico-argomentativa, creatività e originalità. Sono queste le competenze necessarie per partecipare alle Olimpiadi di italiano, la cui fase finale si è svolta a Firenze il 26-27-28 marzo. L’iniziativa è promossa dal MIUR, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in collaborazione con l’Accademia della Crusca e il Comune di Firenze. È un’occasione per premiare gli studenti che padroneggiano al meglio la lingua nelle scuole di tutta Italia e nelle sezioni italiane all’estero, oltre che per riflettere sullo stato di salute dell’italiano.
“Non sono particolarmente pessimista” dichiara ai microfoni di Unito News Carla Marello, docente di Didattica delle lingue moderne all’Università di Torino e membro della giuria delle Olimpiadi, che continua: “Un anno fa ho pubblicato un bilancio sulla didattica dell’italiano, sia come lingua madre che come lingua straniera. Ho notato che ciò che si lamentava in un’inchiesta sulla lingua degli studenti universitari già negli anni Novanta è praticamente la stessa cosa di cui ci lamentiamo adesso”.
Rispetto alle generazioni precedenti, tra le maggiori difficoltà degli attuali studenti c’è la “non capacità di dominare registri diversi. Per questo aspetto, forse, i ragazzi di oggi sono messi di fronte a compiti più impegnativi" commenta Marello, che però constata anche: “Alle Olimpiadi vanno i migliori 80 di tutta Italia. La prova finale è di produzione scritta: è quindi un buon momento per vedere che anche questi ragazzi, che sono i migliori, scrivono allo stesso modo indipendentemente dal tipo di testo che devono produrre”. Destreggiarsi tra i registri linguistici, dunque, sembra essere un problema comune anche ai più bravi.
Cornice delle Olimpiadi sono state le Giornate della Lingua Italiana, una serie di incontri tra linguisti, pedagogisti, giuristi, economisti e storici, per affrontare i temi della “Lingua della Costituzione” e della “Norma ed errore linguistico”. Proprio rispetto ai concetti di giusto e sbagliato, Marello spiega che “la considerazione dell’errore è molto cambiata negli ultimi vent’anni. Quello che è cambiato nell’ottica dei linguisti è non più confrontare gli errori che fa un parlante nei confronti di quella che viene considerata la norma, ma confrontare gli errori del soggetto singolo rispetto agli errori tipici di quello stadio di apprendimento della lingua”.
Infine, Marello osserva come agli studenti manchi, talvolta, la capacità di programmare i testi in una prospettiva di ampio raggio, a causa di una progettazione su monitor, basata principalmente sulla visione di un numero limitato di righe. E questo si ripercuoterebbe anche sulle tesi: tendenzialmente, gli studenti sarebbero in difficoltà a gestire una composizione che assume, per forma ed estensione, la dimensione del libro.